Seguite dagli inviati di tv, radio e giornali proseguono le manovre militari iraniane I conquistatori di Khaybar vicino al confine con l’Azerbaijian che hanno portato a livelli mai raggiunti prima la tensione tra i due paesi. Le immagini giunte ieri dall’area mostrano carri armati iraniani che sparano in corsa, l’artiglieria che martella aride alture e nuvole di fumo delle esplosioni. Da Baku si dicono sorpresi e lanciano ammonimenti. Ai quali il ministro della difesa iraniano, Mohammad-Reza Ashtiani, ha replicato con una minaccia: «I nemici di Tehran non devono intraprendere mosse irrazionali che potrebbero avere una risposta schiacciante da parte della Repubblica islamica». Tre giorni fa Saeed Khatibzadeh, portavoce del ministro degli esteri iraniano, aveva parlato di «una questione di sovranità» lasciando poi intendere che le esercitazioni si svolgono nei pressi del territorio azero ma è come se si tenessero accanto alla frontiera israeliana. Tehran, ha affermato, «non tollererà la presenza del regime sionista» alle sue frontiere, in un chiaro riferimento alle relazioni strette tra Baku e Israele. L’Azerbaigian è il maggiore fornitore di petrolio dello Stato ebraico. Da parte sua Israele vende armi sofisticate all’Azerbaijan (per oltre 800 milioni di dollari negli ultimi anni) che sono state fondamentali (assieme a quelle giunte dalla Turchia) per l’avanzata azera di un anno fa nel Nagorno-Karabakh controllato dall’Armenia.

«Ognuno può svolgere qualsiasi esercitazione militare sul proprio territorio. È un diritto sovrano. Ma perché adesso e perché al nostro confine?», si è chiesto il presidente azero Ilham Aliyev. Non c’è una sola risposta a questo interrogativo. Ma pur tenendo conto che le manovre erano state pianificate da tempo dall’Iran, non è da escludere che ad accelerarle siano state indirettamente le immagini del ministro degli esteri israeliano Yair Lapid giovedì in visita in Bahrain assieme a generali Usa e rappresentanti della monarchia al Khalifa ad affermare la presenza di Tel Aviv ora anche nelle acque del Golfo, proprio di fronte all’Iran. Tehran sente che Israele la tiene sotto una pressione crescente grazie ai suoi alleati arabi e musulmani vecchi e nuovi. Da qui i toni improvvisamente minacciosi nei confronti di Baku che da decenni coopera con Israele in vari settori, anche in quello dell’intelligence.

Stando ai media delle due parti la tensione è salita dopo che le autorità azere hanno fermato camion iraniani in viaggio nel Nagorno-Karabakh. All’inizio di settembre le forze azere hanno istituito un posto di blocco e iniziato a tassare e ispezionare i camion iraniani. Alcuni camionisti sono stati arrestati tra le proteste di Tehran. Ma un motivo ben più solido è l’esercitazione militare congiunta Tre Fratelli 2021 che le truppe azere hanno condotto il 12 settembre insieme alle loro controparti turche e pakistane. Tehran, secondo gli analisti, ha calcolato male la nuova realtà emersa con l’Azerbaijan vittorioso nel Nagorno-Karabakh. Gli iraniani un anno dopo vedono nell’insistenza di Baku a riprendere il controllo della regione il progetto pan-turco in cui Ankara è il centro di un’area di influenza che va da Istanbul alla Cina occidentale. Un progetto che, temono a Tehran, punta anche a mobilitare i circa 15 milioni di iraniani di origine azera. Lo scorso 10 dicembre il presidente turco Erdogan, innescando allarme e sdegno in Iran, ha recitato a Baku una poesia simbolo del pan-turchismo che lamenta come il popolo azero sia oggi diviso tra l’Azerbaijan e il nord-ovest della Repubblica islamica.