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Intrighi e vittimismo. Il Crosetto show in scena alla Camera

Intrighi e vittimismo. Il Crosetto show in scena alla Camera

Lo scontro sulla giustizia Il ministro (non) spiega le sue uscite: «Mai attaccato i magistrati». Opposizioni all’attacco. Musolino (Md): «Non conosce la Carta»

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 2 dicembre 2023

Solo un malinteso. «Non ho mai attaccato e mai attaccherò la magistratura». Anzi, una trappola. «Contro di me un plotone d’esecuzione ad personam». Forse però qualcosa c’è. Ed ecco di nuovo il gran complotto: «Mi hanno detto: attento, farai la fine di Craxi».

GUIDO CROSETTO alla Camera riesce nella non facile impresa di spiegarsi ancora peggio di quanto ha fatto nella famigerata intervista uscita domenica scorsa sul Corriere, dove parlava del «pericolo» di una non meglio precisata «opposizione giudiziaria» perché (testuale) «a me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare “la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni”». Davanti a una trentina scarsa di deputati, tra cui Giuseppe Conte e Elly Schlein, il febbricitante ministro della Difesa ha tenuto alto il livello dello scontro: «Ho sollevato un problema perché non ho paura di nulla, sono pronto a venire altre mille volte in Parlamento. Qualcuno ha detto che ho detto queste cose perché temo le inchieste. No, in 60 anni non sono mai stato sfiorato da nulla». E ancora, sempre più convinto: «Io mi chiedo: il ruolo della magistratura è quello di riequilibrare la volontà popolare? È possibile che in questo Paese non si possa fare una riforma della giustizia? Sarà un caso che dal ’92 ci sia stato un sommovimento che ha bloccato ogni tipo di riforma? Io non penso che si possa fare una riforma della giustizia contro la magistratura. Io penso che chi ha responsabilità deve essere terzo». In pratica, Crosetto parlava in generale, il suo discorso era del tutto astratto e non si riferiva a niente di preciso, quasi un riflesso condizionato dopo trent’anni di berlusconismo e di terremoti giudiziari che in un attimo diventavano politici. Un tributo nostalgico alla memoria storica del cavaliere, in pratica. Dunque tutti i retroscena abbondantemente circolati tra i parlamentari di destra – con tanto di nomi e cognomi di cospiratori e presunti bersagli – erano frutto di paranoia, o forse di cattiva coscienza, chissà.

FUORI DAL PARLAMENTO, il segretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino prova a prendere sul serio il discorso di Crosetto e conclude che «il ministro non conosce la Costituzione», soprattutto «il ruolo di garanzia a tutela dei diritti fondamentali che la Carta riconosce alla magistratura, che poi è la ragione per cui è autonoma dagli altri poteri». Perché la funzione dei giudici «è quella di tutelare i diritti fondamentali anche quando le maggioranze contingenti li mettono in pericolo. Tutte le volte che i governi hanno preteso di ridurre e anestetizzare la funzione degli organi di garanzia si è inevitabilmente abbassato il tasso di democrazia, come è successo in Ungheria, Polonia e Turchia». Tutte cose che la, per inciso, le correnti di sinistra della magistratura sostengono da parecchio tempo e in pubblico.
In aula Schlein non sembra essere stata particolarmente colpita dalle parole di Crosetto: «Un ministro non si può permettere di evocare complotti se non ha elementi in mano. Se ne ha, li mostri al Parlamento e alle autorità preposte. Sennò deve ritirare le sue affermazioni. Non è possibile vivere in uno stato di emergenza immaginaria permanente». Lapidario il giudizio di Conte: «Solo complottismi e vittimismi per nascondere i disastri della manovra».
E così, mentre Forza Italia benedice il presunto spirito garantista del ministro, le opposizioni ribadiscono tutta la loro insoddisfazione. L’eccezione, va da sé, è Matteo Renzi, che sostiene di nutrire «grande stima» per Crosetto ma ritiene che le sue parole non siano abbastanza: «Si preoccupa di slogan e poco di sostanza. Se non fai la riforma con quale credibilità ti lamenti delle cose?».

DOPO LO SHOW, alla buvette di Montecitorio, c’è però una piccola appendice del dibattito. Benedetto Della Vedova di + Europa continua a dire, non a torto, che nel suo discorso Crosetto si è ben guardato dall’entrare nel merito della vicenda e ha chiesto chiarimenti anche sul ruolo del sottosegretario Alfredo Mantovano, sospettato da più parti di manovrare le correnti del Csm. «Hai chiamato in causa me ma in realtà volevi Mantovano», la conclusione del ministro, che poi si è congedato in fretta e furia, almeno fino alla prossima uscita avventata (cosa alla quale è avvezzo, anche per colpa di un uso spasmodico di X).
Si conclude così l’ennesima settimana di tensioni tra il governo e la magistratura e resta la sensazione un po’ straniante dello scontro che sembra sempre sul punto di deflagrare e che però si risolve sempre nella più classica delle bolle di sapone. È il grande freddo al contrario: tutti aspettano il bang, ma alla fine c’è solo lo splash.

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