Intelligenza artificiale. La filosofia fa i conti con le parole della scienza
Confronti A Milano il dialogo tra Roger Penrose e Emanuele Severino organizzato dall'Associazione culturale Communitas
Confronti A Milano il dialogo tra Roger Penrose e Emanuele Severino organizzato dall'Associazione culturale Communitas
Più di seicento persone hanno preso d’assalto sabato scorso le sale del Centro Congressi di Fondazione Cariplo, a Milano. Non veniva presentato un avveniristico device, non si svolgeva un concorso pubblico, non faceva esibizione di sé qualche fashion blogger.
COSÌ TANTE PERSONE, molte giovanissime, sono accorse per ascoltare due ultra-ottantenni disquisire su intelligenza naturale e intelligenza artificiale: il matematico e astrofisico Sir Roger Penrose e il filosofo Emanuele Severino. All’incontro – organizzato dall‘Associazione culturale Communitas e coordinato da Fabio Scardigli, Marco Dotti, Marcello Esposito – hanno partecipato in qualità di relatori anche la psicologa Ines Testoni e i fisici Giacomo Mauro D’Ariano e Giuseppe Vitiello.
Nel corso della sua relazione Penrose ha avuto modo di esporre la sua tesi e di argomentarla velocemente. In sintesi: intelligenza naturale e intelligenza artificiale sarebbero incommensurabili, in quanto la prima non si dà senza comprensione e coscienza di sé. Idea già espressa nei libri La mente nova dell’imperatore e Ombre della mente. La coscienza umana sarebbe allora un effetto quantistico dato dai microtuboli interni ai neuroni, ipotesi che fa ancora molto discutere. Inoltre, e a differenza della «Ai», la comprensione umana non si manifesta usando esclusivamente procedure e algoritmi computabili. La versione di Turing del teorema di incompletezza di Gödel ne sarebbe un esempio: esistono verità matematiche che sono proposizioni indecidibili, enunciati per i quali nessuna procedura logico-matematica può dimostrare se veri o falsi. Quindi l’«Ai» può imitare l’intelligenza umana attraverso algoritmi ma non può riprodurla.
ANCHE LA RIFLESSIONE del filosofo Severino si è focalizzata su coscienza, intelligenza e comprensione. La filosofia può aiutare a capire le parole della scienza la quale non ha come obiettivo la scoperta di verità incontrovertibili, in quanto – dice il filosofo – non mira alla verità ma alla potenza sul mondo. La scelta tra due teorie concorrenti è determinata dalla capacità di trasformare il mondo. E continua – quando la scienza parla di coscienza, intelligenza e comprensione, si riferisce a oggetti e cose particolari ma la notizia della coscienza da dove è attinta? Dalla dimensione della manifestazione del mondo, che non è una cosa tra le cose.
Inoltre, si vuole produrre l’intelligenza, ma cosa sarebbe poi la «produzione»? Per Platone – e per tutta la cultura occidentale – «è ogni causa che fa passare una qualsiasi cosa dal non essere all’essere». Come sa bene chi conosca la riflessione di Severino, «passare dal non essere all’essere» è un concetto che abbiamo introiettato me che si rivela essere tutt’altro che scontato. Certo – chiude il filosofo – la tecnica è destinata al dominio e l’uomo è animato dalla volontà di vivere. Ma alle spalle di tutto ciò non c’è forse qualcosa di più decisivo?
AL TERMINE DELLA GIORNATA, sia detto senza polemica, l’impressione è di aver assistito a un incontro mancato tra filosofia e scienza, ognuno ha parlato il proprio linguaggio senza tentare di comprendere quello dell’altro. Non sarebbe potuto accadere diversamente, forse, considerato il tempo dedicato a ogni intervento. E probabilmente tale incontro esula dall’obiettivo degli organizzatori, più divulgativo e, in quanto tale, centrato.
Infine non può che rimanere inevasa una questione basilare. Posto che il termine Intelligenza Artificiale sia fuorviante – si dà intelligenza fuori da un corpo cosciente di sé? – come affrontare il nodo composto dalla crescente automazione, dalla tentazione tecnocratica, dal capitalismo 4.0 e dal consumismo come unico orizzonte di senso?
Resta viva, dunque, l’urgenza di riflessione su temi come questi e la necessità, in un mondo sempre più complesso, di analisi interdisciplinari accurate.
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