Il load shedding è un sistema di risparmio energetico nazionale la cui gestione in Sudafrica è definita localmente dai comuni attraverso delle partnership pubblico-private, in base alle proprie esigenze. Fondamentalmente quando la domanda di energia elettrica supera la disponibilità si effettuano interruzioni pianificate.

UN SISTEMA DI ROTAZIONE tra i clienti (diretti e indiretti) di Eskom – l’ente pubblico nazionale sudafricano dell’energia elettrica. Il taglio di fornitura, normalmente della durata di due ore, riguarda sia le abitazioni private che le attività commerciali. Sebbene nelle townships non si registrino delle grandi differenze nella durata dei black out, le conseguenze sono molto più drammatiche, con un aumento significativo degli indici di criminalità e dei casi di stupro, già tra i più alti al mondo. Le differenze invece che si registrano tra quartieri middle/upper class nella città di Cape Town non sembrano avere spiegazione logica. Succede infatti che, mentre gli edifici vicino alle strutture sanitarie dovrebbero avere la fornitura garantita, questo non sempre avviene. Ad esempio a Gardens. Invece gli eventi ‘culturali’ come partite di rugby e gare automobilistiche garantiscono la fornitura elettrica nei quartieri vicini allo stadio di Greenpoint, o al turistico Waterfront.

Pretoria, un partecipante alla serrata del 20 marzo scorso (foto Getty Images)

Per potersi organizzare e fare i conti con le interruzioni si ricorre a un’applicazione, non sempre affidabile. E più semplicemente si tiene tutto sotto carica, sempre, con il rischio di deteriorare di più i dispositivi proprio quando servirebbe che funzionassero. Nelle townships, dove i collegamenti elettrici spesso sono informali, i sovraccarichi al ritorno dell’energia possono causare incendi. Lo stesso dicasi per l’utilizzo di candele e il ritorno alla paraffina per cucinare.

L’IMPATTO SULL’ECONOMIA nazionale è disastroso. Alcune attività commerciali si garantiscono con i generatori, le altre chiudono, aumentando ulteriormente il tasso di disoccupazione. L’aumento della frequenza dei distacchi è proporzionale al livello di sovraccarico del consumo, cosa che avvene regolarmente tre volte al giorno. Tale sovraccarico viene quantificato in stages: cosa faccia passare da stage 2 a 4 in meno di un’ora è oggetto di ordinarie confabulazioni.

I tagli coincidono con gli orari di maggiore utilizzo: mattina presto, quando ci si prepara per uscire e sera, quando si torna a casa e presumibilmente si cucina le famiglie mettono a letto i bambini. Seguendo la stessa logica di aumento della domanda, la situazione è destinata a peggiorare in inverno (giugno/settembre) quando le giornate si accorciano e le temperature scendono.

La crisi di Eskom è la notizia politica ed economica di cui tutti in Sudafrica parlano da mesi, e un grattacapo per il governo di un paese che andrà alle elezioni il prossimo ottobre. È anche diventato l’emblema della corruzione che riguarda la classe politica e le imprese responsabili di enormi investimenti. O, sempre più esplicitamente, chi occupa contemporaneamente questi due campi.

LO “STATO DI CALAMITÀ” era stato dichiarato a febbraio a seguito di interruzioni che raggiungevano le 8 ore al giorno. A inizio aprile a Johannesburg, città particolarmente colpita dal collasso delle forniture di servizi basici, luce e anche acqua, si arrivava a 12 ore consecutive di tagli. Secondo Ramaphosa la misura avrebbe permesso al governo di acquistare ulteriore energia dai paesi vicini, e di aiutare le imprese con la maggiore disponibilità di generatori diesel e pannelli solari. Peccato che nulla, o pochissimo, sia stato fatto.

Poco prima della revoca della misura emergenziale, avvenuta a inizio aprile, il neo eletto ministro dell’Elettricità Kgosientsho Ramokgopa aveva visitato alcune centrali elettriche di Eskom rilevando «problemi tecnici che non hanno nulla a che fare con la cosiddetta corruzione».

SECONDO MOLTI lo stato di calamità, eliminando parte della burocrazia che circonda l’approvvigionamento energetico, consentiva ulteriore corruzione. Risultava sospetto anche che lo state of disaster fosse stato interrotto così presto, e proprio dopo la decisione del ministro delle Finanze di revocare l’esenzione dalla rendicontazione sulle spese irregolari che era stata concessa ad Eskom a marzo.

Molti hanno pensato che l’esenzione era dovuta alla paura di quello che poteva emergere da tali dichiarazioni in termini di corruzione, ed evitare che Eskom fosse ritenuta responsabile della gestione indebita del denaro dei contribuenti. Ugualmente curioso appariva il fatto che la revoca, applicata il 31 marzo, fosse stata stata ritirata dopo soli 10 giorni.

La crisi profonda del partito di governo, l’African National Congress, è aggravata anche dalle vicende di Eskom. André de Ruyter, ex amministratore delegato che lo scorso anno giurava non si sarebbe mai dimesso, lo ha invece fatto all’inizio di quest’anno accusando funzionari governativi di alto livello di corruzione, dichiarando l’impossibilità di trasformare un servizio pubblico fortemente corrotto e indebitato, e denunciando un tentativo di avvelenamento.

SHAMANI PADAYACHEE, ex direttore esecutivo, ha invece recentemente smentito le incoraggianti dichiarazioni di Ramaphosa secondo cui il piano energetico in due anni porterà all’aumento della disponibilità energetica (EAF) del 70%, dichiarando che «l’implementazione del piano richiede più tempo». Denuncia inoltre l’assenza di qualsiasi novitá nella strategia del neo ministro Ramokgopa nell’affrontare la grave crisi energetica a cui il paese è affetto da mesi. Il suo Energy Action Plan ricalca infatti il piano d’azione presentato da Ramaphosa a luglio 2022.

Malgrado la revoca dello stato di calamità, il mese di aprile ha infatti visto un peggioramento della situazione, con consecutivi giorni a stage 5 nella città di Cape Town, considerata privilegiata rispetto a Johannesburg. Nel complesso sistema Eskom app questo significa: «Fino a 5.000 MW devono essere tagliati dalla rete. I clienti possono aspettarsi di essere oscurati fino a 12 volte in un periodo di quattro giorni: nove volte per due ore, e tre volte per quattro ore». Tradotto nella vita quotidiana significa 14 ore su 24 senza elettricità.

MATTHEW CRUISE, ESPERTO energetico di Hohm Energy, in una recente intervista ammonisce a prepararsi per un inverno «freddo e buio». Secondo Cruise infatti «con sempre più famiglie che utilizzano l’energia elettrica per alimentare i dispositivi di riscaldamento, dovremmo prepararci a essere nella fase otto e nella fase dieci entro i prossimi tre mesi».
Il dibattito riguardo i problemi emersi nella gestione statale di Eskom risale in realtà al 1996, quando l’azienda elettrica è stata statalizzata. Le successive ingerenze pubblico-private hanno ulteriormente aggravato una situazione da sempre complessa, di cui il load shedding è la più visibile – ironicamente al buio – manifestazione.