Nella Siberia dell’Asia orientale avrebbe dovuto essere la settimana della stabilizzazione dopo due intense settimane di manifestazioni di massa seguite all’arresto di Sergey Furgal, il governatore della provincia di Chabarovsk accusato di aver commissionato nel 2004-2005 tre omicidi.

MA COSÌ NON È STATO. Lunedì scorso Vladimir Putin aveva nominato come governatore reggente Michail Degtyarev, scegliendolo tra una rosa propostagli da Vladimir Zirinovsky, il leader del partito xenofobo da cui proviene Furgal. Ma non è servito a nulla perché ormai è evidente che il problema non è il caso penale contro Furgal, scintilla per accendere la miccia dell’incendio secessionista che rischia di far esplodere – in prospettiva – l’intera Federazione.

Degtyarev, atterrato a Chabarovsk con le miglior intenzioni e un pacchetto di finanziamenti per tranquillizzare i bollori siberiani, si è trovato in una situazione ben poco piacevole. Kommersant racconta che non ha potuto mai mettere fuori la testa dal suo ufficio perché costantemente insultato per strada dalla gente comune.

Il neo governatore ha provato a reagire con un lungo post sui social («Non me ne andrò! Perché si deve lavorare, lo capite? Ci sono una pila di un metro e mezzo di documenti sulla scrivania e se me vado io, verrà qualcun altro. Lavoriamo!»), facendo però solo infuriare ancora di più la popolazione che ieri è scesa massicciamente in strada mentre lui sceglieva prudentemente di passare il week-end in una dacia fuori città.

«NELL’ENNESIMA manifestazione non autorizzata a Chabarovsk a sostegno dell’ex governatore provinciale, i cittadini si sono radunati in piazza Lenin, hanno marciato lungo le vie del centro, gridando slogan come «Libertà!», «Finché siamo uniti, siamo invincibili», «Questa è la nostra terra» e anche «Abbasso lo zar», «Russia, svegliati!» e «Putin: dimissioni!», riporta Lenta Novostey.

Anche il governatore in pectore ha avuto la sua dose di improperi: «Fai la valigia e torna da dove sei venuto», «Non aprire la bocca in una terra straniera», la gente gridava all’unisono. Sui social si è parlato – esagerando – di 95mila manifestanti ma fonti più attendibili come Novaya Gazeta hanno stimato 50mila persone. Secondo OVD-Info si sono tenute manifestazioni anche a Vladivostok e a Komsomolsk-on-Amur.

UNA SCISSIONE SILENZIOSA di un intero pezzo di Siberia non è più fantascienza se si pensa che si tratta di un’area di grande interesse sia per la Cina sia per il Giappone che vi si affacciano. Non a caso gli ambienti legati al nuovo governatore hanno iniziato a parlare così insistentemente di «influenze straniere» nelle manifestazioni in estremo oriente da imporre l’intervento diretto del Cremlino, che però si è ben guardato dallo smentire completamente l’ipotesi. «In generale, non si può dire che il tutto sia stato organizzato dall’estero. Ma il fatto che tali elementi si siano aggiunti nel tempo è inequivocabile e non è in contraddizione con quanto detto», ha affermato Dmitry Peskov.

Intanto ieri a Mosca – riferisce il leader del Fronte di sinistra Sergey Udalzov – ci sono stati almeno 40 fermi a una manifestazione che si collegava idealmente a Chabarovsk, vicino al monumento a Yuri Dolgoruky e in piazza Pushkin. Si chiedeva di rivedere la politica centrale giudicata come «colonialista» nei confronti di Chabarovsk e in generale in Siberia, di riconsiderare i casi dei prigionieri politici e allentare le restrizioni relative allo svolgimento delle manifestazioni.