Il calcio sta diventando un sport per ricchi? A osservare il pubblico di Russia-Arabia saudita di giovedì sembra di sì. Alla partita di apertura a Mosca ovviamente c’erano in gran parte russi: molti gruppi di amici ma soprattutto coppie di mezza età.

Come Olga e Sergej. Jeans all’ultima moda e sciarpa della nazionale d’ordinanza al collo. «Quanto abbiamo pagato? 500 euro in tutto, dai bagarini. Ma era uno sfizio che ci volevamo togliere» dice Olga mentre il marito annuisce soddisfatto. Negli ultimi giorni i prezzi per la tribuna centrale al mercato nero erano andati in orbita a 2mila euro l’uno.

MA FRA MOLTI SPENDACCIONI, ci sono anche le eccezioni. Anastasia è venuta da Niznij Novgorod con i suoi due figli di 12 e 14 anni. I biglietti le sono stati regalati dall’azienda automobilistica in cui lavora che ne ha acquistati 300 per i dipendenti più produttivi. «Con il mio stipendio di 1000 euro al mese non me lo sarei potuto certo permettere. È stata una bella festa» afferma abbracciando i suoi ragazzi.
Ed effettivamente tutto si è svolto senza intoppi. Accesso e deflusso rapido dallo stadio, treni della metropolitana a getto continuo, nessun ubriaco malgrado la vendita della birra sia stata consentita anche all’interno dello stadio.

Gran parte del servizio di steward è realizzato da ragazze che conoscono l’inglese. «Non ricevo alcun compenso – sostiene Natasha 22 anni – solo qualche gadget come il giubbotto della manifestazione e i trasporti gratuiti. Ma lo faccio volentieri per il mio paese». Lavoro gratuito come ormai ad ogni latitudine, condito in salsa nazionalista.

MA SE ALLO STADIO la percezione è quella di partecipare alla convention di una società di multi-level marketing, in città la musica è diversa. Molta gente è andata a vedere la partite nei pub, una moda presa in prestito dal mondo anglosassone. Qui tifo indiavolato e fiumi di birra. «Si va in finale!» grida Ivan al quinto gol russo. Ma neanche i più stralunati dall’alcool ci credono. «Sognare non costa nulla» si affretta ad aggiungere il ragazzo, operaio di 31 anni. Eduard, armeno, se la ride: «Possibile che voi russi, 150 milioni di abitanti non riuscite a tirare fuori 22 giocatori buoni?», ma lo zittiscono subito con insulti irripetibili.

Intanto il governo Medvedev con tempistica perlomeno sospetta, poche ore prima dell’apertura del torneo ha approvato l’aumento dell’età pensionabile che finora era rimasta ferma all’epoca sovietica (55 anni per le donne e 60 per gli uomini). «Si propone di introdurre un periodo di transizione sufficientemente lungo – si legge nel documento ufficiale – e di avviarlo dal 2019 per raggiungere un’età pensionabile di 65 anni nel 2028 per gli uomini e di 63 nel 2034 per le donne». Secondo Medvedev «ciò ci permetterà di aggiungere ulteriori fondi per aumentare le pensioni al di sopra del livello di inflazione».

È UNA MISURA che poteva essere fatta deglutire ai russi solo tra una partita e l’altra. «Non ci penso alla pensione, è roba per vecchi» afferma Ivan, ma la «riforma» era così poco popolare che nella scorsa campagna elettorale Putin ha evitato accuratamente di parlarne. La legge è particolarmente punitiva per le donne che nella società russa svolgono spesso funzioni di supplenza sociale nei confronti dei maschi.
Olga e Sergej da perfetta coppia middle-class putiniana sono favorevoli al decreto: «La Russia ha bisogno di fondi per rilanciare investimenti, vanno drenati dalla spesa pubblica» dichiara convinto Sergej. Il partito comunista di Gennadij Zjuganov ha comunque immediatamente affermato che raccoglierà le firme per un referendum abrogativo della legge.

Il premier russo ha infine garantito che «l’aumento dell’età pensionabile ci permetterà di canalizzare ulteriori fondi per aumentare le pensioni al di sopra del livello d’inflazione».

UN’ALTRA DECISIONE assunta dal consiglio dei ministri è stata quella di aumentare l’Iva che passerà dall’attuale 18% al 20%. In campagna elettorale si era parlato di mettere da parte la flat tax e ripristinare forme di tassazione progressive per provare ad aumentare il gettito. Ma poi Putin ci aveva ripensato e qualche giorno fa aveva sostenuto che «la tassazione progressiva non aumenta le entrate e crea solo paura negli investitori». Ma le bocce non sono rimaste ferme e ora è arrivato l’aumento dell’Iva di ben 2 punti che potrebbe avere un effetto depressivo sui consumi che proprio in questi mesi stavano ripartendo.
Per ora però la gente non ci pensa. Nei quartieri più periferici di Mosca giovedì notte qualcuno si è lasciato andare a qualche carosello automobilistico a bandiere spiegate. Yuri 24 anni è sceso in strada persino con la bandiera sovietica: «Si stava molto meglio allora, e Putin ci ha promesso che prima o ricostruirà l’Urss», urla il giovane quasi commosso.