Si sta consumando in queste ore a Norilsk, città della Russia europea settentrionale, una delle catastrofi ecologiche più importanti degli ultimi anni. Qui il 29 maggio scorso 20mila tonnellate di gasolio sono fuoriuscite dal serbatoio di un sito industriale, finendo nel fiume Ambarnaya, le cui acque si sono subito colorate di rosso, come mostrano le immagini diffuse dal Siberian Times. Il carburante era stoccato nei pressi di una centrale elettrica gestita dalla holding mineraria Norilsk Nickel. La autorità locali dopo aver tergiversato per quasi una settimana, sostenendo che la situazione era sotto controllo e già 100 tonnellate di carburante erano state recuperate, ieri hanno dovuto gettare la spugna e hanno chiesto a Putin di introdurre lo stato di emergenza in tutta la regione. Echo Maskvy riporta che «Vladimir Putin ha ritenuto necessario introdurre un regime di emergenza federale nel territorio di Krasnoyarsk in relazione alla fuoriuscita di gasolio. Putin ha anche chiesto alla magistratura e alla polizia di valutare se ci sia stato un colpevole ritardo da parte degli amministratori locali in relazione all’emergenza di Norilsk».

EPISODI DEL GENERE non sono una novità per la Norilsk Nickel. Nel 2016 alcuni gruppi ecologisti avevano denunciato la fuoriuscita da una diga di sostanze inquinanti riversatesi poi nelle acque del Doldykane, l’altro fiume locale. Dopo avere inizialmente negato la Norilsk Nickel aveva ammesso le proprie responsabilità pagando risarcimenti milionari all’amministrazione pubblica. La società ora sostiene che i suoi specialisti hanno immediatamente iniziato a liquidare le conseguenze dell’incidente e di essere disponibile a investire 50 milioni di dollari per ripulire il fiume e pagare i danni.

Se in queste ore qualcosa si sta muovendo è grazie agli attivisti e ai cittadini di Norilsk che già da tre giorni chiedono a gran voce un piano nazionale per salvare le acque che bagnano la città. A battere il tamburo della mobilitazione è principalmente l’associazione “Casa Mia Norislk” che promette di dare battaglia non solo nelle piazze ma anche nei tribunali.

TATIANA DAVYDENKO, da sempre in prima fila nelle battaglie ambientali nel nord della Russia denuncia: «L’incendio che è scoppiato dopo l’incidente è solo il minore dei mali. Il gasolio, che ha una fluidità e una tossicità più elevate rispetto al petrolio, ha iniziato a penetrare nel terreno. I 50 milioni promessi dalla Nickel sono bruscolini». Qualcuna delle autorità locali ora è disponibile a riconoscere che il danno è incalcolabile. «La portata del danno al suolo e all’acqua sarà nota solo nel prossimo futuro. Verrà istituita un’indagine amministrativa» ha riferito il capo dei servizi ambientali federali Svetlana Radionova. «Al momento, il fiume Daldykan, il fiume Ambarnaya, il lago Pyasino e il mare di Kara sono a rischio di gravissimo inquinamento» dichiara la funzionaria.

«Le conseguenze della fuoriuscita di gasolio si propagheranno per più di un anno» conferma Alexey Knizhnikov di Wwf Russia, che teme una moria di massa di pesci e uccelli.

NORILSK NON È UNA CITTÀ fortunata. I suoi cittadini la chiamano senza troppa ironia «la città delle apocalissi». Città-Gulag sorta negli anni ‘30 intorno al bacino minerario come centro metallurgico, conobbe nell’estate del 1953 una delle più grandi rivolte operaie del periodo sovietico in cui vennero uccisi dalla polizia 150 deportati. Rimasta poi sempre una città industriale tradizionale, Norilsk, è in cima alla classifica delle città più inquinate, non solo della Russia, ma del mondo. Secondo i dati pubblicati nel 2018 in Russia in Figures, dal Servizio statistico federale, le emissioni inquinanti nell’atmosfera da parte delle imprese industriali di Norilsk ammontano a 1 milione e 924 mila tonnellate, il che non sorprende, dal momento che ospita una delle più grandi aree minerarie e metallurgiche del mondo.

La già citata Norilsk Nikel è il maggiore produttore mondiale di nichel (22%) e palladio (38%) e il quarto maggiore produttore di platino (9%). A Norilsk vengono estratti anche cobalto, rodio, argento, oro, tellurio, selenio, iridio e rutenio. Tutte lavorazioni «ecologicamente sporche», che utilizzano non solo forni di fusione ma anche sostanze chimiche altamente tossiche. Le ricadute sugli abitanti sono devastanti. I malati di tumore a Norilsk sono il doppio rispetto alla media del paese. L’aspettativa di vita media è per gli uomini di 45 anni, le donne arrivano a stento ai 50. «È vero sono stati iniziati da qualche anno dei programmi di protezione dell’ambiente e di riduzione delle emissioni – conclude Alexey Knizhnikov del Wwf – ma è chiaro che senza una riconversione industriale radicale, tragedie come quella che si sta producendo in questi giorni si ripeteranno sempre».