Quella di Michael B. è una storia kafkiana. Il cittadino nigeriano sbarca ad Augusta nel 2014, ha 22 anni. Tre eritrei lo accusano: è lo scafista. Sottoposto a fermo, riceve un avvocato d’ufficio che non si presenta all’udienza di convalida. Così il Gip individua un legale «immediatamente reperibile». Senza conoscere le conseguenze il migrante elegge domicilio presso il difensore. Quello d’ufficio viene depennato senza motivo, l’altro non solleva eccezioni e porta avanti il processo. Quando nel 2019 arriva la condanna – 4 anni e 8 mesi più un milione di euro di multa – non fa appello. L’imputato non viene...