I primi profughi si sono visti in giornata al confine tra Ucraina e Moldavia. Una lunga fila di auto con a bordo quattromila persone con le poche cose indispensabili che sono riuscite a raccogliere per una fuga che qualcuno spera possa essere la più breve possibile, ma che per ora ha come destinazione i centri di raccolta che il governo moldavo ha allestito nel sud est del Paese, vicino alle città di Palanca e Ocnita. «I nostri confini sono aperti per i cittadini ucraini che necessitano di un transito o di una permanenza sicuri», ha garantito la presidente moldava, Maia Sandu, dando notizia degli arrivi. Proprio i vista di quanto sta accadendo in queste ore, nei giorni scorsi il ministro degli Esteri moldavo Nico Popescu ha chiesto all’omologo rumeno sostegno nell’accoglienza dei profughi.

La carovana di auto che si è presentata alla frontiera tra i due Stati rischia di essere solo l’avvisaglia di un esodo che nelle cancellerie europee si teme possa riguardare milioni di ucraini. Già ieri, a poche ore dall’inizio dell’invasione russa, le immagini in arrivo di Kiev mostravano file enormi di auto in coda lungo le principali arterie in uscita dalla città. File anche davanti ai distributori di carburante. Chi può lascia la capitale diretto verso località di campagna ritenute più sicure. E si fugge anche a piedi, trascinando trolley lungo le strade.

L’Unione europea si prepara ad affrontare uno dei più grandi esodi dalla fine della seconda guerra mondiale. Bruxelles ha messo a punto un piano di interventi che va dalla fornitura di generi di prima necessità, all’invio di funzionari della nuova Agenzia europea per l’asilo, ma sono gli Stati confinanti con l’Ucraina a dover sostenere l’impatto maggiore di una marea di uomini, donne e bambini alla disperata ricerca di salvezza.

Dal 2014, da quando Mosca ha annesso la Crimea, la Polonia ospita un milione di ucraini ma il governo si è detto pronto ad accogliere «milioni» di nuovi profughi. Varsavia ha predisposto un treno ospedale per trasportare gli ucraini che rimarranno feriti a causa dell’avanzata russa e il ministro della Salute, Adam Niedzielski, ha allertato 120 ospedali. Si sta inoltre studiando la possibilità di ricoverare i feriti anche negli ospedali allestiti fino a ieri per il Covid.

Proprio la pandemia, del resto, rischia di rappresentare un problema in più. Solo il 36% degli ucraini è infatti vaccinato contro il Covid, il che significa che i governi dovranno pensare anche a strutture dove isolare gli eventuali positivi. In rete girano anche video nei quali è possibile vedere l’allestimento di centri gestiti dalla Croce rossa polacca dove vengono radunate tende, cibo, acque, coperte e tutto quanto può essere utile per dare assistenza. Nove centri di accoglienza sono già stati aperti non distanti dal confine. «Ci stiamo preparando da tempo a un’ondata di profughi. Faremo di tutto perché coloro che ne hanno bisogno trovino in Polonia un rifugio sicuro». ha annunciato il ministro dell’Interno Mariusz Kaminsk.

In Polonia e Romania, infine, anche i soldati americani sono mobilitati per fornire assistenza ai profughi. Si tratta di 4.700 uomini dell’82esima divisione, mentre altri mille sono stati spostati dalla Germania in Romania.

«Chiedo ai Paesi confinanti di tenere le frontiere aperte per chi cerca protezione e sicurezza», ha chiesto ieri l’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi, aggiungendo che l’Unhcr sta lavorando con le autorità d Kiev per portare aiuti umanitari alla popolazione ucraina.