Passi che alla conferenza di fine anno ieri il presidente del Consiglio Conte non abbia praticamente risposto alla domanda de il manifesto su perché tre navi umanitarie siano ancora sequestrate, limitandosi a dire che c’è «un fermo amministrativo»; passi che fatichi a ricordare «termini e limiti» del suo coinvolgimento nel caso della nave militare Gregoretti – 131 persone tenute in ostaggio per giorni al largo – rimandando a verifiche di cellulare e e-mail, dalle quali speriamo si convinca che se vuole respingere la chiamata di correo del seminatore d’odio Salvini, deve cancellare i Decreti sicurezza bis e riconoscere che le due vicende, Diciotti e Gregoretti si, specchiano come gocce d’acqua in mare…

Passi tutto questo. Ma delle due l’una: com’è possibile che Conte abbia iniziato la conferenza con l’allarme sulla pericolosa e dilagante guerra in Libia da fermare subito con l’iniziativa diplomatica, e poi alla domanda sempre de il manifesto – se la condizione di guerra in Libia sia ormai compatibile con i diritti umani dei profughi riportati con nostro supporto nelle mani della «guardia costiera libica» – abbia risposto che sì, in Libia c’è una guerra, ma così e così…«non proprio a tutto campo», sì ci sono scontri ma «i raid sono precisi»…Solo nel luglio scorso un raid aereo «preciso» ha massacrato 60 persone nel centro di detenzione migranti di Tajoura (Tripoli). E solo tre giorni fa un rapporto dell’Onu, insistendo sulla «Libia posto non sicuro», ha denunciato che nel 2019 sono stati uccisi 286 civili libici negli scontri tra milizie.

Com’è possibile vivere insieme di acribia e smemoratezza?