Alla fine, la sinistra ha fatto flop in Galizia. Il partito popolare è riuscito a ottenere, per la quinta volta consecutiva, la maggioranza assoluta dei seggi: 40, invece di 42, su 75. Ma comunque il 47% dei voti. Secondo, come previsto, con il 32%, Bng – il Blocco nazionale galiziano, un partito nazionalista di sinistra, che ha avuto un exploit: 25 seggi.

Crollano i socialisti, da 14 a 9 seggi (14% dei voti), il suo minimo storico. L’alleanza di sinistra Sumar non esiste, è sotto il 2%. L’ultradestra di Vox ottiene una manciata di voti in più, ma non abbastanza per superare la soglia del 5%. Entra invece l’outsider sindaco di Ourense, con solo 15mila voti (l’1%), ma tutti concentrati in una sola provincia, dove è riuscito a superare l’alta soglia di sbarramento.

La lettura a livello nazionale è che il Partito popolare se l’è cavata, e il suo leader Feijóo può tirare un sospiro di sollievo: il suo delfino Alfonso Rueda ha superato le forche caudine di un’elezione e ha mantenuto il governo. Il Bng con Ana Pontón si rafforza come partito dell’opposizione, mentre il partito socialista paga l’ennesimo cambio di leader locale. La tragedia è per Sumar: se Yolanda Díaz nella sua terra non riesce neppure a entrare nel parlamento, non è un buon segnale. Podemos non esiste: 3.500 voti. Sumar ne ha ottenuti dieci volte tanto, 28 mila. Anche gli animalisti di Pacma, storico partito che aspira da decenni a ottenere rappresentazione parlamentare, ha avuto più voti: 5.300.

In realtà, gli equilibri galiziani non si sono mossi di molto: la destra mantiene l’egemonia – sono 40 anni che il Pp non è mai sceso del 40%, un’anomalia dopo la fine del bipartitismo; mentre a sinistra il Bng già era in vantaggio da anni sui socialisti. Ma basta guardare ai risultati galiziani delle elezioni nazionali di luglio per capire l’aria che tira. Se i popolari avevano più o meno gli stessi voti (700mila), a luglio i socialisti ne avevano quasi 500mila, e ora ne hanno ottenuti 200mila. Il Bng ne aveva un terzo: 150 mila a luglio, più di 450 mila ora. E Sumar, prima della cruenta scissione con Podemos, ne aveva 180mila, ora ne ha meno di un decimo. Anche Vox ne ha meno della metà: circa 80mila a luglio, e 30mila domenica.

Se i popolari tirano un grosso sospiro di sollievo, tutti gli altri partiti a Madrid guardano preoccupati a questo risultato: o lo minimizzano (come i socialisti), o si dichiarano preoccupati, come Sumar. «Il risultato è negativo, non eviteremo le responsabilità», ha detto il portavoce di Sumar Ernest Urtasun, ministro della Cultura. «Questo Psoe non si nasconde quando subisce una battuta d’arresto», ha detto invece la portavoce socialista Esther Peña, mentre entrambi però evitavano qualsiasi autocritica in pubblico.

Gongolava invece Fejióo: «Concentrare il voto sul Pp è frenare l’indipendentismo e mettere all’angolo il sanchismo».

È indubbio che la strada del governo Sánchez continua in salita.