Fuori dal Policlinico di Diyarbakir alle 8 di mattina è già comparso un piccolo mercato improvvisato. Qualcuno prepara tè e caffè, altri vendono patatine e dolciumi. Qualche ora dopo il via vai di infermieri e medici si mescola ai piccoli commercianti che pranzano: un tavolino e sopra il cibo portato dalle mogli e i figli. Difficile trovare qualcuno che parli inglese ma basta pronunciare la parola Kobane per ricevere una risposta immediata: «Viva Kobane, viva Kobane!». «Per comprendere cosa succede a Kobane, vanno rigettate le semplificazioni dei media – spiega al manifesto Murad Akincilar, sindacalista e direttore dell’Istituto di Ricerca...