I I Intorno alla mezzanotte tra lunedì e martedì Alarm phone ha lanciato un nuovo allarme: «Siamo stati chiamati da una barca partita dalla Libia con circa 80 persone. Abbiamo perso contatto e non sappiamo dove sono o come stanno. Temiamo che siano stati intercettati o peggio. Abbiamo informato le autorità». Nessuna motovedetta di soccorso si è messa alla ricerca della nave e così Alarm phone ieri mattina ha rilanciato l’Sos: «La barca è in mare da più di 30 ore ed è in pericolo! Sta imbarcando acqua e il motore non funziona. Non abbiamo notizie dalla Guardia costiera. Abbiamo provato a chiamare le autorità maltesi e libiche per tutta la notte senza successo. Questa omissione di soccorso è letale!».

Perché i soccorsi da La Valletta arrivassero, si è dovuto attendere il tardo pomeriggio di ieri. Non prima che Alarm phone chiarisse: «Sappiamo che la cosiddetta Guardia costiera libica non risponde quasi mai al telefono, ma stanotte anche il Centro di coordinamento di Malta è stato irraggiungibile per sei ore. Stamattina (ieri mattina, ndr) non ci hanno dato alcuna informazione e ci hanno detto di contattare Tripoli». Il gruppo era partito dalla Libia domenica, a bordo donne incinte e un bimbo: «Le forze armate maltesi hanno comunicato di aver soccorso un barcone con circa 75 migranti – hanno spiegato poi nel pomeriggio i volontari -, probabilmente si tratta della stessa barca segnalata in pericolo ma attendiamo conferma».

In salvo 180 persone alla deriva su un barcone che rischiava di affondare a 35 miglia da Lampedusa, in zona Sar maltese. La segnalazione è arrivata all’alba di ieri con un Sos via telefono satellitare. Il mezzo è stato poi avvistato da un aereo della missione europea. La Valletta ha chiesto il supporto del Centro di coordinamento italiano, così i naufraghi sono stati trasbordati sulle motovedette della Guardia di finanza e Guardia costiera, che poi hanno fatto rotta verso Malta, a cui spetta indicare il porto di sbarco.

Infine, dopo giorni di maltempo, ieri è stato individuato dai sommozzatori attraverso un robot subacqueo il barchino naufragato il 7 ottobre con a bordo una cinquantina di persone. L’imbarcazione era a oltre 50 metri di profondità, con attorno almeno 12 cadaveri. Tra loro anche una giovane madre abbracciata al proprio figlio, ancora piccolo. Sono previsti almeno tre giorni per il recupero. L’ulteriore perlustrazione dei fondali potrebbe restituire altre vittime.