Lavoro

In attesa del suv Tonale, all’Fca di Pomigliano si spera nella Panda

In attesa del suv Tonale, all’Fca di Pomigliano si spera nella PandaLinea di montaggio Fca a Pomigliano d'Arco

Fase due Al lavoro nelle prime settimane solo il 20% dei dipendenti. A giugno dovrebbe ripartire la produzione della city car: il vero test per le misure di sicurezza sarà l'avvio della linea di montaggio

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 17 maggio 2020

All’Fca di Pomigliano d’Arco hanno ripreso a lavorare solo il 20% dei dipendenti: i cancelli si sono aperti il 27 aprile per un primo gruppo, lunedì scorso è rientrato un secondo contingente. Si tratta degli addetti legati alla produzione dello stabilimento Sevel di Atessa, in Val di Sangro, dove si realizzano i Ducato. A Pomigliano per adesso funziona il reparto presse e il logistico di Nola, ma a regime ridotto. Tutti al lavoro in affidabilità, dove si fanno sperimentazione e prove per i nuovi modelli.

FERMA, invece, la produzione della Panda: la city car è legata all’andamento del mercato italiano, che ne assorbe più dell’80%. Mercato che con il lockdown si è completamente fermato: «A oggi non abbiamo segnali su questo fronte, forse riprenderemo ai primi di giugno» spiega Mario Di Costanzo, operaio e delegato Fiom. I ranghi ridotti assicurano il distanziamento sociale nei capannoni e consentono anche di testare l’accordo sulla sicurezza sottoscritto tra le parti sociali: «Stiamo verificando l’applicazione del protocollo Inail e delle disposizioni previste nel decreto del presidente del Consiglio – prosegue -. All’ingresso della fabbrica ci sono i termoscanner a telecamera per verificate la temperatura. Ogni dipendente ha due mascherine e un paio di guanti al giorno, una volta al mese gli occhiali protettivi. I cicli di pulizia sono stati triplicati. La scommessa sarà riprendere la linea di montaggio della Panda. Anche allora ci vorrà il distanziamento sociale, se non ci saranno condizioni di sicurezza siamo pronti a fermare l’attività per tutelare la salute degli operai».

I DIPENDENTI del sito partenopeo sono circa 4.400 ma la Panda ne assorbe 3mila. Dall’arrivo dell’ex ad Sergio Marchionne sono sempre stati in cassa integrazione (una parte a zero ore), allo scoppio della pandemia erano in cig a rotazione per ristrutturazione, con una media di circa il 60, 70% delle giornate lavorative effettuate. Il ritorno dell’intera platea di lavoratori è legato alla seconda linea che Fca aveva deciso di portare a Pomigliano, annunciata a febbraio dopo circa un decennio di pressioni da parte del sindacato.

IL SUV ALFA ROMEO TONALE dovrebbe affiancare la produzione della Panda: «Il management assicura che il progetto va avanti – spiega Di Costanzo – ma per ora procedono solo le fasi in smart working. Siamo in attesa delle prime ditte esterne che dovrebbero adeguare l’impianto. Per la produzione vera e propria ci vorrà circa un anno e mezzo». Un anno e mezzo molto lungo vista la crisi del settore per il Corvid-19 e viste anche le incognite legate alla fusione tra Fca e la francese Psa, che possiede marchi come Peugeot, Citroen e Opel. «L’emergenza ha bloccato il mercato dell’auto e non siamo in grado di prevedere se si riprenderà con l’apertura delle concessionarie. Se non cresce rischiamo tanti posti di lavoro. In più, dell’accordo con Psa non sappiamo nulla e quindi siamo molto preoccupati».

A POMIGLIANO tutti sanno che il primo progetto Marchionne prevedeva la chiusura del sito partenopeo accanto alla dismissione di Termini Imerese, così l’arrivo dei francesi rinnova la paura di una messa in discussione: «In questa nuova partita entreranno in gioco i rapporti di forza – conclude Di Costanzo -. La politica italiana è frammentata e lo stato non è nell’azionariato Fca. In Francia il governo è più forte e lo stato ha quote di Peugeot. Così i rapporti sono tutti sbilanciati a favore di Psa. La Fiat è strategica per il paese e per la Campania, l’Italia deve tutelare le aziende di interesse nazionale, soprattutto quelle che sono rimaste aperte solo grazie agli ammortizzatori sociali».

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