«Chiunque abbia preso parte alle ostilità contro l’Emirato islamico è perdonato per le sue azioni passate». Così Haibatullah Akhundzada, leader supremo dei Talebani, nel comunicato con cui celebra «la vittoria dell’intera nazione di musulmani e mujahedin». Ottenuta sabato scorso a Doha, la firma dell’accordo tra Stati uniti e Talebani legittima politicamente gli eredi di mullah Omar. E lascia ai negoziati intra-afghani, il cui inizio è previsto il 10 marzo, tante questioni cruciali, dall’architettura politico-istituzionale del paese alla spartizione del potere. Omettendo la questione che, più di tutte le altre, alimenta l’instabilità: la giustizia. Per Hadi Marifat, direttore dell’Afghanistan Human Rights...