Dai cimenti letterari che si prefiggono catalogazioni titaniche scaturiscono di solito stravaganti libelli di poche o pochissime pagine: un apparente paradosso che si spiega con la vertigine procurata da ogni esercizio di elencazione, «genere»  disteso sulla pagina, per ovvie ragioni, in uno spazio contenuto. Stando tuttavia agli esperimenti più riusciti, almeno in ambito ispanofono e ispanoamericano, la spiegazione meno scontata è che nell’accumulare, mentalmente e fattualmente, il materiale plausibile, lo scrittore-catalogatore si scontra facilmente con l’impossibilità di portare i propri progetti al di là delle mere intenzioni: il tentativo di esaurire un qualsivoglia «elenco» si misura infatti, fin da subito,...