In Italia continua a infuriare la campagna contro il suo passato di impegno sul versante della lotta per la casa, ma Ilaria Salis non sembra curarsene più di tanto. E, nella sua prima settimana da europarlamentare di Avs, ha cominciato subito ad occuparsi degli argomenti che aveva annunciato: la lotta per i diritti dei detenuti e l’antifascismo.

Il caso è quello di Maja T., l’antifascista queer arrestata in Germania nella notte tra giovedì e venerdì e consegnata a tempo di record a Budapest, senza nemmeno attendere il parere della Corte costituzionale federale, che avrebbe stoppato tutto. Maja T., per la cronaca, è accusata degli stessi reati di Salis, cioè dell’aggressione di alcuni neonazisti in Ungheria nel febbraio del 2023.

«Io ci sono già passata – ha scritto l’eurodeputata sui suoi social -, so cosa vuol dire essere detenuta nelle carceri ungheresi ed essere sottoposta ad un processo in cui i diritti fondamentali sono posti sistematicamente in discussione. Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico». Poi, nel merito: «È inaccettabile e indecente che in un paese europeo le persone possano trovarsi in tali condizioni, lo è ancora di più il fatto che le autorità di altri paesi diano il proprio consenso all’estradizione. Questo mi stupisce molto dal momento che la Corte d’appello di Milano il 28 marzo 2024 si è espressa in via definitiva rifiutando la consegna di Gabriele Marchesi, anche lui accusato per gli stessi fatti, sulla base di condizioni carcerarie inadeguate e alla sproporzione della custodia cautelare rispetto all’accusa».

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Prosegue ancora Salis: «Maja è una persona non binaria e l’incarcerazione in Ungheria, dove gli attacchi contro la comunità Lgbtqi+ sono frequenti e diffusi, rischia di esporla ad un grave pericolo di violenza fisica e psicologica. Nessuna dovrebbe essere costretta a vivere questa esperienza e subire queste ingiustizie: le estradizioni in Ungheria devono essere fermate per tutte».

Intanto, in Italia, continua la campagna denigratoria della destra sulla questione delle occupazioni abitative di cui fu protagonista Ilaria Salis. Nella giornata di ieri, a Milano, la Lega ha organizzato un sit in per chiedere a Ilaria Salis di rimborsare «fino all’ultimo centesimo» quanto deve all’Aler, che reclama un totale di 90.000 euro. La questione, come spiegato a più riprese dall’avvocato Eugenio Losco, è in realtà molto diversa. «Ilaria Salis non ha mai avuto un contratto con l’alloggio di via Borsi 14 – ha spiegato Losco in un’intervista del. Nel 2008 è stato fatto un accertamento in cui avrebbero trovato la signora Salis all’interno di questo appartamento, almeno stando a quanto scritto dai giornali. Non risulta nessun altro accertamento fino al 2024 su chi ci fosse in quell’immobile».