Sempre più accesa la polemica tra la Commissione europea e il governo greco sull’immigrazione. Questa volta Atene è stata messa sotto accusa (insieme con la Croazia) dalla rete di giornalisti europei Lighthouse Reports. La rete, specializzata in giornalismo investigativo, ha consegnato in questi giorni alla Commissaria europea per l’Immigrazione Ylva Johansson un voluminoso dossier comprendente non solo testimonianze di giornalisti approdati nelle isole greche travestiti da pescatori ma anche video, foto e perfino immagini satellitari.

SONO LE PROVE incontestabili che le autorità greche applicano sistematicamente la pratica illegale dei respingimenti dei migranti e richiedenti asilo che hanno la sfortuna di sbarcare nelle isole dell’Egeo. L’illegale opera di respingimento viene messa in pratica principalmente dalla Guardia Costiera e dalla polizia. Secondo Lighthouse, sia la Grecia che la Croazia (ma anche la Romania) hanno creato delle “unità speciali”, che ufficialmente non esistono, di uomini mascherati le cui uniformi sono state private di ogni dettaglio identificativo. «La Croazia utilizza i fondi dell’Ue per finanziare queste operazioni alle frontiere – denuncia Lighthouse – Sulla base dei documenti nel database delle gare d’appalto dell’Ue, sappiamo che i costi per le giacche, l’alloggio e le diarie per gli ufficiali sono pagati dal Fondo di sicurezza interna (Isf) dell’Ue».

IN CROAZIA nelle “unità speciali” vengono arruolati agenti di polizia, in Grecia si ricorre a uomini della Guardia Costiera specializzati nella lotta contro il contrabbando ma anche ai corpi speciali delle forze armate. Questi agenti hanno come unico scopo individuare, arrestare e rimandare in Turchia i richiedenti asilo. In alcuni video sono ripresi mentre, con il volto coperto, assaltano con arpioni i barconi dei migranti sparando colpi di avvertimento. In altri filmati le motovedette della Guardia Costiera greca trascinano verso le acque turche intere famiglie di immigrati che galleggiano dentro i salvagente arancioni.

LE NUOVE RIVELAZIONI hanno suscitato accese reazioni in Europa. «Nel caso dei respingimenti la Commissione non esiterà a ricorrere a tutte le misure previste dalla procedura d’infrazione. Lo abbiamo già chiarito: i respingimenti sono illegali. Le autorità locali hanno la responsabilità di verificare la consistenza di ogni denuncia, ma ci deve essere anche un controllo autonomo e maggiore trasparenza su quello che succede nelle frontiere dell’Ue», ha commentato il portavoce della Commissione Adalbert Jahnz. Da parte sua, la responsabile per i Balcani di Amnesty International Jelena Sesar ha ricordato il rifiuto del governo greco di stabilire nelle zone di confine un meccanismo che controlli il rispetto dei diritti dell’uomo, «malgrado il fatto che, secondo i fatti registrati da Amnesty, i respingimenti e la violenza contro profughi e immigrati siano di fatto la politica seguita dalla Grecia nei suoi confini».

LA COMMISSARIA Johansson ha espresso subito la sua «grande preoccupazione» e ha chiesto spiegazioni al governo greco. Ieri, prima di incontrarsi con lei, il ministro greco per l’Immigrazione e l’Asilo Notis Mitarakis ha voluto rompere il silenzio con cui aveva accolto nei giorni scorsi le rivelazioni e le denunce di Lighthouse, ma la sua dichiarazione che doveva smentire le responsabilità in sostanza conferma la politica di respingimenti seguita in maniera sistematica dal suo governo: «Respingiamo categoricamente le accuse sui presunti respingimenti. Le frontiere greche sono frontiere dell’Ue e noi ci comportiamo per proteggerle secondo il diritto internazionale ed europeo. I flussi illegali sono estremamente pericolosi e devono essere scoraggiati, secondo la Dichiarazione Congiunta del 2016, la corretta applicazione della quale deve essere garantita dall’Ue. L’Europa continua a essere obiettivo di reti di trafficanti che sfruttano persone desiderose di entrare illegalmente in Europa. Non chiediamo scusa per il fatto di essere permanentemente impegnati a sgominare tali reti di trafficanti di esseri umani e di proteggere le frontiere dell’Ue».