Il vicolo cieco della sostenibilità che porta dritti al Mes
Il caso vuole che, mentre il Pd, a Roma, svolgeva la sua agorà sulla sanità, con la quale liquidava la questione della sostenibilità ad un semplice problema di aumento di spesa, a Stoccolma si svolgeva l’Health Summit 2022, presso il Karolinska Institutet, e in Canadà a Toronto si lanciava la Partnership for Health System Sustainability and Resilience (PHSSR). Prima ancora, la stessa questione , era stata affrontata a Davos quindi nel tempio del capitalismo, che a proposito di pandemia aveva organizzato una sessione specifica “Collaborare per costruire sistemi sanitari resilienti e sostenibili” e dalla solita London school of economics che aveva messo in piedi la Partnership for Health System Sustainability and Resilience(PSSR).
Insomma in tutto il mondo, meno che nell’agorà del Pd, dopo la pandemia si è aperta la discussione sulla sostenibilità.
A parte i concetti di resilienza di innovazione, di riforma, la parola che domina su tutto è “sostenibilità”. Nel mondo il concetto di sostenibilità non è più riducibile come propone il Pd solo al rapporto spesa/Pil.
Per tutti l’obiettivo strategico è dare vita ad una vera e propria “transizione verso una maggiore sostenibilità” ma con una forte significativa novità politica che sarebbe imperdonabile ignorare: oggi dopo la pandemia l’idea di sostenibilità non è posta solo come un costo che l’economia deve sopportare ma come investimento e come opportunità per tutto il sistema.
Ormai dopo la pandemia non si può disgiungere il governo della sostenibilità dalla innovazione e dalla necessità di riformare i sistemi sanitari sapendo bene che non ha senso riformare se non dentro una politica degli investimenti. Ma soprattutto la vera novità oggi è che non si può parlare di sostenibilità senza parlare di salute. Cioè in tutto il mondo si è capito che ormai la sostenibilità passa per lo sviluppo dei diritti, della salute primaria, dell’ambiente, oltre che per il rafforzamento dei sistemi di cura. Lezione che è sfuggita del tutto al Pnrr di Speranza e al Pd che, al contrario, ci ripropongono i vecchi rottami dei dipartimenti di prevenzione del passato.
Non ripeterò quindi quello che ho già scritto proprio su questo giornale sulla sostenibilità intesa quale produzione di salute , ricchezza per l’opportunità offertaci dalle recenti modifiche costituzionali di produrre salute attraverso l’estensione del diritto alla salute al diritto all’ambiente.
Capisco lo smarrimento del Pd che oggi si deve rimangiare le sue politiche sbagliate quelle che in nome di un assurdo quanto spregiudicato compatibilismo neoliberista ha controriformato l’art 32 della costituzione aprendo così al privato e quindi obbligando i diritti ad adattarsi alla disponibilità delle risorse.
Oggi, dopo la pandemia, tutto il mondo si sta convincendo che è arrivato il momento di fare esattamente il contrario e cioè di chiedere all’economia di fare i conti con i diritti irriducibili alla salute ormai estesi all’ambiente e agli ecosistemi.
Alla fine degli anni ’90, l’allora ministra della salute Bindi, chiamò in causa il mercato per ragioni di sostenibilità, con ciò riconoscendo al privato il ruolo del tutto improprio di garante della sostenibilità. Ora, dopo la pandemia, tutto il mondo ci sta dicendo che non è questa la strada giusta da percorrere. Ma non si vede l’ombra di un’autocritica, anzi si tira avanti come se nulla fosse accaduto. Questa ostinazione a perseverare oggi rischia di risultare letale al sistema pubblico.
Cosa potrebbe accadere se il Pd anziché cambiare politiche, andasse avanti con la sua idea di sostenibilità senza sostenibilità ? Più o meno potrebbe finire così: il Pnrr non riuscirà a rimuovere le contraddizioni che stanno minando la sanità pubblica quindi tutte le contraddizioni del sistema resteranno operative, privatizzazione compresa le contraddizioni non rimosse accresceranno oltre misura la questione del fabbisogno finanziario della sanità e la sanità senza una riforma costerà sempre di più ma senza dare in cambio nessuna significativa contropartita sociale.
Il Pd e art 1 i si batteranno comunque per ragioni elettorali per aumentare l’incidenza della spesa sanitaria in rapporto al Pil il Mef dirà che senza una riforma la sanità sarà “insostenibile” e che la crisi economica è tale che non è possibile dare altri soldi.
A questo punto il Pd/Art 1 proporranno di ricorrere al Mes (Fondo salva-Stati) cioè chiederanno prestiti all’Europa.
Così il sogno neoliberale del Pd si avvererà e di nuovo come mezzo secolo fa la sanità crollerà sotto il peso dei suoi debiti.
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