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Il vecchietto (partito) dove lo metto

Il vecchietto (partito) dove lo mettoNichi Vendola e Stefano Fassina – Foto La Presse

Sinistra Frena il ’soggetto unitario’, si litiga sul modello organizzativo. Salta l’assemblea di gennaio

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 12 dicembre 2015

Il confronto ruvido, a lungo rimandato, alla fine era inevitabile ed è arrivato. Ieri mattina dopo una combattuta riunione nella sede nazionale di Sinistra ecologia e libertà, il gruppo di contatto delle forze politiche e delle personalità che lavorano alla nascita di un soggetto unitario a sinistra si è salutato, ma stavolta senza darsi un nuovo appuntamento. Insomma, ha rotto, almeno fino a nuovo ordine.

Il ’tavolo (il «tavolo rosso» l’avevamo definito per farci capire, ma avevamo fatto saltare i nervi a molti dei partecipanti) negli scorsi mesi ha concordato una piattaforma per «l’avvio di un percorso costituente» a partire dal prossimo gennaio, con tanto di primo appuntamento già fissato. Vi avevano partecipato Sel, Prc, l’Altra Europa con Tsipras, Possibile di Pippo Civati, Act, gli ex Pd Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre, l’europarlamentare Sergio Cofferati con un altro ex Pd, suo sodale dai tempi della Cgil, Andrea Ranieri. Ma alla prima curva gruppo ha perso subito un pezzo pregiato: gli stati generali civatiani, riuniti a Napoli a novembre, avevano deciso di ritirarsi dalla costituente, con tanto di mozione in assemblea.

Intanto però sono andate avanti le candidature comuni molte delle città che vanno al voto nelle prossime amministrative. Giorgio Airaudo a Torino, Stefano Fassina a Roma, per fare due esempi di città in cui il centrosinistra si è rotto e la nuova futuribile formazione ha l’occasione di testarsi.

Invece ieri la nuova frenata. La cronaca della discussione, rigorosamente a porte chiuse, è un terreno minato. La sostanza del busillis sta, a detta di tutti, nello scioglimento dei partiti che dovrebbero confluire nel processo costituente. Sel e il gruppo parlamentare di Sinistra Italiana (presente in forze con Fassina e D’Attorre) propone la chiusura dei soggetti di provenienza. Rifondazione comunista non è disponibile a rottamare il suo partito. In mezzo, le ragioni e le mediazioni di molti altri, per esempio degli esponenti dell’Altra Europa, che però stavolta non sono andate in buca. La polemica è dura, ma inevitabile. Del resto dietro la questione dei partiti ci sono culture politiche difficili da riavvicinare. «Sinistra italiana antepone al processo unitario della sinistra la costruzione di un nuovo partito», spiega Paolo Ferrero, segretario del Prc. «Noi non siamo d’accordo perché pensiamo che per “unire ciò che il neoliberismo divide” non serva un nuovo partito ma un soggetto unitario plurale, in grado di valorizzare tutte le soggettività sociali, politiche e culturali interessate a sconfiggere il neoliberismo: da Civati ai centri sociali. Continueremo quindi a lavorare per l’unità della sinistra valorizzando il 90 per cento che ci unisce e lasciando fuori dalla porta il 10 per cento che ci divide». Ferrero nega che il Prc voglia riproporre una federazione (un’esperienza nata e poi fallita, durò dal 2009 al 2012). «Non abbiamo mai proposto federazione. Abbiamo sempre proposto ’una testa un voto’». In pratica nell’idea del Prc c’è un tesseramento parallelo, «con vincolo per i partiti che si riconoscano nel soggetto unitario di non presentarsi alle elezioni e il divieto cumuli incarichi fra partito e soggetto unitario». Per Sel, come spiega il coordinatore Nicola Fratoianni nell’intervista qui sotto, la doppia tessera non è proponibile.

E poi ci sono i sospetti reciproci, ovvero le cose che non si dicono ufficialmente. In area Sel si teme che mantenere le organizzazioni di provenienza significhi lasciarsi le mani libere e la possibilità di tornare ai partiti, in caso di dissenso politici; in area opposta invece si considera la nascita del gruppo Sinistra italiana come un’accelerazione e un’appropriazione del processo unitario.

Delusione cocente anche in Altra Europa, l’associazione che a più riprese si era accollata il compito di trovare soluzioni ai litigi. Massimo Torelli accusa Sel «di aver deciso di rompere a freddo», gli ex Pd di usare «argomentazioni tardo Pci sul tema del partito», il Prc di essere «guidato dall’ansia di tutelarsi», e conclude: «Fra noi c’è chi mette in primo piano le sue esigenze particolari invece creare le condizioni di un processo costituente per un soggetto politico come definito nella Costituzione. E questo dimostra che siamo fuori dal mondo».

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