Sabato Dimitri Muratov, il direttore della Novaya Gazeta, era in prima fila al funerale del suo amico Gorbaciov. Lunedì Muratov ha dovuto celebrare un altro funerale: quello del suo giornale. Per ordine di un tribunale distrettuale di Mosca, Novaya Gazeta – almeno la sua versione cartacea, stampata da trent’anni – da ieri non può più circolare.

ERA UNA delle pochissime testate ribelli ancora in circolazione, sopravvissuta all’ecatombe di giornali e giornalisti seguita dalle leggi speciali per l’invasione in Ucraina – anzi “operazione speciale”, come bisogna chiamare la guerra per legge della Duma e ordine dell’ente regolatore dei media russi, Roskomnadzor.

Novaya Gazeta era il giornale dei due Nobel per la pace, Dimitri Muratov che lo dirige e Mikhail Gorbaciov che lo appoggiò e finanziò fin dall’inizio, nel 1993. Lo è ancora: la redazione è emigrata solo in minima parte e la versione online resiste in attesa di un altro, imminente processo, bersagliata dagli “avvisi” di Roskomnadzor (due dal marzo scorso, sempre per aver citato “agenti stranieri” che in realtà erano normali ong), e l’edizione dopo l’invasione uscì in ucraino.

Era il giornale di Anna Politkovskaja, uccisa in un agguato a Mosca nel 2006, e di altri giornalisti uccisi o arrestati nell’era Putin. Muratov ieri ha detto «è l’omicidio di un giornale». L’ufficio per i diritti umani dell’Onu ha parlato di «un colpo all’indipendenza del media russi».

IL TRIBUNALE che ha tolto dalle edicole Novaya Gazeta non è una corte qualunque. È il tribunale del distretto Basmanny, un quartiere centrale di Mosca che prese il nome dai fornai seicenteschi che vi cuocevano il basman – il pane deis oldati dello zar, e anche dei suoi impiegati amministrativi. Da una ventina d’anni, nella lingua dei moscoviti, un “tribunale Basmanny” vuol dire corrotto, fatto su misura per il potere.

LA GIUDICE Olga Lipkina, del tribunale di Basmanny, ha revocato la licenza di pubblicazione a Novaya Gazeta sulla base di un’argomentazione eccezionalmente fantasiosa: la testata non avrebbe consegnato la dichiarazione di inizio pubblicazioni entro tre mesi dal primo numero. Che Novaya Gazeta abbia cominciato ad essere stampata assai prima che la legge imponesse di autodichiararsi, e anche prima che esistesse l’ente regolatore che ne ha chiesto la chiusura, è stato giudicato irrilevante.

NON È PRECISAMENTE una sorpresa. Da Basmanny sono passati molti dei processi che il Cremlino degli anni Duemila giudica scomodi, da quello al super-oligarca Mikhail Khodorkovsky (che oggi risiede al sicuro a Londra) alle Pussy Riot, fino alla richiesta di istruire un processo per l’avvelenamento di Aleksej Navalny (processo che naturalmente fu rifiutato).

Sempre ieri, un altro tribunale russo ha condannato il giornalista di Kommersant, Ivan Safronov: 22 anni, per alto tradimento.