Gli scenari possibili si sprecano mentre i sondaggisti sono estremamente prudenti, ancora scottati dalla debacle nei confronti dell’ascesa di Trump nel 2016. Per questo secondo il New York Times la maggioranza dei sondaggi tende a favorire i repubblicani, che sembrano comunque avviati con un certo margine di certezza a riconquistare la Camera statunitense. Ma tutto alla vigilia del midterm potrebbe ancora cambiare e risultare in svolte inattese – nel bene e nel male.

LO SCENARIO peggiore è decisamente quello dell’ondata rossa, con il Gop che sfonda anche in roccaforti tradizionalmente democratiche della costa Est e rischia perfino di aggiudicarsi lo stato di New York, dove la governatrice Kathy Hochul risente della campagna law and order del suo rivale Lee Zeldin.

Attualmente i democratici controllano la Camera con 220 deputati contro i 212 repubblicani, ma il Gop sembra destinato a riconquistare 28 seggi, relegando il partito del presidente Biden alla minoranza in linea con la maggior parte delle elezioni di midterm: l’ultimo presidente a conservare la maggioranza a metà legislatura era stato George Bush Jr. in una situazione del tutto straordinaria per il Paese: era trascorso appena un anno dagli attentati dell’11 settembre. La partita sembra invece ancora aperta al Senato, dove si vota per 34 seggi dei 100 totali, e che attualmente è diviso fra 50 democratici e altrettanti repubblicani. Le corse “in bilico” per il Senato sono 6, fra cui le più agguerrite di tutta la campagna elettorale. A partire dalla Pennsylvania dove l’ex medico televisivo Mehmet Oz sfida l’attuale vicegovernatore dem John Fetterman, ma dove c’è in ballo anche la carica di governatore contesa fra il trumpista e antiabortista Doug Mastriano e il procuratore generale dello stato Josh Shapiro – oggetto dei commenti antisemiti dell’ultim’ora di Andrew Torba, Ceo del social network di estrema destra Gab, con sede proprio in Pennsylvania. «Quando un ebreo abbraccia la sua fede durante la campagna elettorale – ha scritto Torba – è straordinario e coraggioso. Quando lo fa un cristiano è pericoloso ed estremista».

A DARE MANFORTE ai repubblicani dal mondo social (per chi ancora nutriva qualche dubbio) è giunto anche il novello proprietario di Twitter – dove dal suo arrivo imperversano razzismo e discorsi d’odio – Elon Musk, che dalla sua piattaforma invita i follower a votare Gop. Un partito che nelle ultime ore prima del voto alza se possibile ancora più il tiro su polarizzazione e razzismo. Dall’Ohio per esempio – dove Trump ha tenuto ieri notte l’ultimo comizio del suo tour elettorale – il senatore negazionista del risultato elettorale del 2020, Josh Hawley, ha attaccato i democratici per i quali «i nostri Stati uniti sono costruiti sulla schiavitù e la corruzione», mentre «non c’è niente che non va negli Usa».

Fra le altre corse più contese per un seggio al Senato ci sono l’Arizona, il Nevada e la Georgia, dove per il Gop corre l’ex campione di baseball Herschel Walker con un programma aggressivamente antiabortista – mentre due ex fidanzate lo accusano di averle obbligate ad interrompere la gravidanza.
È però improbabile che i risultati di questi stati in bilico si sappiano presto, e dunque che la complessiva disfatta o tenuta democratica si riveli all’indomani della giornata elettorale: nel 2020 ci sono voluti 4 giorni per avere i risultati definitivi di Nevada e Pennsylvania, 9 per l’Arizona e perfino 16 per la Georgia, dove si era svolta la feroce battaglia di Trump per trovare gli 11.000 voti che gli servivano per ribaltare in suo favore il risultato elettorale.

QUEST’ANNO i tempi potrebbero essere ancora più lunghi dato che è già partito il piano repubblicano per dare battaglia a ogni esito sfavorevole: sono 100 le cause già intentate da funzionari e avvocati del Gop (contro le 70 di due anni fa) per sopprimere e manipolare i voti in favore de partito rivale.