Il terzo sciopero non ci sarà. Tira un sospiro di sollievo l’industria hollywoodiana quando viene diffusa la notizia di un accordo preliminare tra lo Iatse, il sindacato che rappresenta le maestranze sui set, e l’Amptp, l’organizzazione dei principali studios e compagnie di streaming.
L’accordo – che dovrà ora essere approvato a maggioranza dagli iscritti al sindacato – è arrivato con un po’ di anticipo rispetto alla scadenza del contratto alla fine di luglio. I numeri precisi dell’intesa verranno diffusi nei prossimi giorni, ma nel frattempo lo Iatse ha reso noti i punti salienti del nuovo Hollywood Basic Agreement, che riguarda circa 50.000 lavoratori e lavoratrici e che sarà valido per i prossimi tre anni.

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Le maestranze di Hollywood unite non escludono lo scioperoLa rivendicazione forse più importante era quella dell’aumento degli stipendi, in una misura che fosse coerente con l’inflazione. L’accordo raggiunto prevede un aumento del 7% il primo anno, del 4% il secondo e il 3,5% nel terzo, un risultato che segue lo schema di quanto già ottenuto dagli attori e dalle attrici alla fine del lungo sciopero che li ha visti protagonisti. Il nuovo contratto prevede poi un inasprimento delle sanzioni per i datori di lavoro quando le giornate si fanno davvero troppo lunghe. Nello specifico, la retribuzione oraria sarà triplicata quando verranno superate le 15 ore lavorative in un giorno. Inoltre, i lavoratori a chiamata guadagneranno il doppio nel settimo giorno di lavoro di fila. L’obiettivo è dissuadere le produzioni dallo svolgimento di tali «maratone», dando valore alla qualità della vita di costumisti, truccatori, montatori, direttori della fotografia, tecnici delle luci, operatori di macchina e così via.

Negli ultimi giorni di trattativa ha tenuto banco, secondo quanto riportato da «Variety», la necessità di un finanziamento da 670 milioni di dollari per coprire i piani sanitari e pensionistici. Fondi che sono stati in parte trovati negli streaming residuals, ovvero le compensazioni aggiuntive in base a quante volte un programma viene visto sul web. Infine, sulla spinosa questione dell’intelligenza artificiale, si garantisce che «a nessun lavoratore venga richiesto di fornire strumenti all’intelligenza artificiale in qualsiasi modo che comporti la sostituzione di un dipendente».