«La strada per Palenque è chiusa e abbiamo preso Ocosingo. Scusateci tanto ma questa è una rivoluzione». Così si sentirono rispondere i turisti occidentali che nei primi giorni di gennaio 1994 si trovavano nel Chiapas messicano e chiedevano spiegazioni dell’imprevisto cambiamento di itinerario al giovane e gentile guerrigliero che li aveva fermati.

Ed era vero. Perché in quel capodanno di trent’anni fa, nel giorno in cui entrava il vigore l’Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta) fra Usa, Canada e Messico – nuovo mattone del neoliberismo globale –, nel Chiapas la popolazione indigena era insorta, riversandosi in armi nelle strade di San Cristóbal de las Casas.

UNA RIVOLUZIONE anomala quella degli zapatisti messicani, che ribaltava gli schemi di quelle scoppiate dal 1789 in poi. Una rivoluzione che non voleva prendere il potere per modificare la realtà sociale, ma che puntava a cambiare la società per cambiare il potere. Una rivoluzione guidata dal subcomandante Marcos, «sottocomandante» di un esercito nato affinché in futuro non esistessero più eserciti in un mondo in cui ci fossero lavoro, terra, casa, cibo, salute, educazione e libertà per tutte e tutti. Una rivoluzione fatta anche con le armi ma che non riponeva la propria forza nelle armi, bensì nella capacità di parlare ai popoli indigeni e all’umanità tutta, sempre più ingabbiata dal libero mercato. Una rivoluzione animata anche da centinaia di catechisti e fra i cui leader c’era un vescovo cattolico, Samuel Ruiz, convertito dal suo popolo al Vangelo dei poveri, come qualche anno prima era capitato al vescovo Oscar Romero, in Salvador.

Tutta questa vicenda viene narrata dal documentarista e scrittore Mario Balsamo, in un romanzo storico nel quale Fabiola – giovane maestra romana che nel 1994 lascia la capitale per rispondere alla chiamata dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale – e attraversa il Chiapas in rivolta, dialogando con Marcos ma anche con Emiliano Zapata, rivoluzionario di inizio Novecento, e con don Chisciotte della Mancia, rivoluzionario senza tempo e fuori dal tempo (I pirati della Selva. L’epopea del subcomandante Marcos e della rivoluzione zapatista in Messico, Red Star Press, pp. 143, euro 15, postfazione di Alfio Nicotra).

CHE NE È OGGI della rivoluzione zapatista? «Più che una risposta, in questi tre decenni, lo zapatismo ha avanzato alcune domande fondamentali», scrive nella postfazione Alfio Nicotra. «Possiamo rassegnarci a un modo in cui un pugno di persone ha in mano larga parte della ricchezza del pianeta? Possiamo lasciare che la biodiversità, l’acqua, le foreste, gli altri esseri viventi siano ridotti a merci?

Davvero pensiamo che la democrazia liberale, la cui crisi è sotto gli occhi di tutti, e i giochi elettorali siano ancora il terreno principale da scegliere per chi si batte per l’emancipazione degli oppressi? Iniziare a dare una risposta a queste domande può probabilmente aiutarci ad essere anche noi, nel nostro piccolo e nelle nostre comunità, dei pirati della selva».