Quando il gioco si fa duro – politicamente serio – Trump se ne va da Siria e Afghanistan mollando al loro destino gli alleati curdi e il fragile governo di Kabul, assediato da talebani e affiliati dell’Isis. La sua è una modesta realpolitik: caricare la doppietta a salve sperando che riportare le truppe a casa e l’isolazionismo siano carte buone per vincere un secondo mandato. Sullo sfondo però non c’è la fine dei conflitti nel Medio Oriente allargato ma loro prosecuzione con la «privatizzazione» delle guerre attraverso i “contractors”, cioè i mercenari: era già accaduto in Iraq dopo il ritiro...