«Atti non secretati, che potevano leggere tutti i parlamentari»: l’autodifesa di Donzelli era stata immediata. Delmastro aveva confermato con un po’ di prudente raziocinio in più: «Avrei raccontato il contenuto di quelle carte non secretate a qualunque parlamentare me lo avesse chiesto». Il ministero ha benedetto la loro versione: «Non risultano apposizioni formali di segretezza».

NIENTE DA ECCEPIRE. Ma per i parlamentari che hanno chiesto di leggere proprio la scheda sintetica di quei colloqui nel carcere di Sassari preparata dai Nic, la secretazione evidentemente c’è. O forse non figurano tra i parlamentari dei quali parla Donzelli. Riccardo Magi di +Europa, Angelo Bonelli, il leader dei Verdi che col suo esposto ha messo in moto l’indagine della procura di Roma, e Marco Grimaldi, di Asv, quel rapporto non lo hanno potuto leggere. Gli è arrivato in compenso un riassunto di tre paginette: la 49, la 53 e la 54. Però, ha spiegato la capo di gabinetto di via Arenula, «epurate dai dati sensibili dei detenuti e degli operanti».

Così l’incidente non si chiude e non si risolve perché il Pd non molla: «Si può chiudere solo con le dimissioni di Delmastro», ripete Provenzano. Perché le mozioni del M5S e del Pds-Asv che chiedono al governo di revocare la carica ci sono, convergeranno e andranno discusse. Ma soprattutto perché nei salti mortali di via Arenula è impossibile non intravedere il tentativo di salvare a ogni costo Delmastro. Non si chiude neppure per la procura di Roma, che nei giorni scorsi ha ascoltato, in quanto persone informate dei fatti il capo del Dap Russo, l’ex capo del Gom della penitenziaria D’Amico e il suo successore Zaccariello, poi ha aperto un fascicolo. È ancora a carico di ignoti ma con una fattispecie di reato per la prima volta precisa: rivelazione di segreto d’ufficio.

LA FACCENDA È INVECE chiusa, anzi non si è mai aperta, per Giorgia Meloni. Lo ribadisce a volontà lei stessa, in un punto stampa improvvisato all’uscita della Prefettura di Milano, dopo un vertice sulla sicurezza con il prefetto e il ministro Piantedosi. La premier è giuliva: l’operazione sicurezza partita dalle stazioni di Roma, Milano e Napoli con il coinvolgimento di tutte le forze dell’ordine coordinate sta andando a gonfie vele. Dal 16 gennaio sono state controllate oltre 40mila persone: «Comincia un lavoro quotidiano e molto serio che possa tornare a far percepire il valore della sicurezza». Le domande sono tutte sul caso che tiene banco, quello dei due scavezzacolli. L’operazione «stazioni sicure» passa in secondo piano ed è un errore perché di solito proprio dalle stazioni partono le offensive nella guerra contro i poveri dichiarata da molti governi e 40mila controlli in 3 settimane qualche inquietudine dovrebbero destarla.

Sul caso Delmastro-Donzelli, la premier non ha nulla da aggiungere. Tutt’alpiù rincara: «Non penso che ci sia bisogno di dimissioni. La procura fa il suo lavoro. Il ministero della Giustizia ha detto più volte che quei documenti non erano coperti da segreto e anzi erano a conoscenza di buona parte della stampa». Che problema c’è? Il problema è che alcune testate avevano sì parlato dei colloqui ma non del contenuto degli stessi e la reticenza nel mostrare ai parlamentari quei «documenti non secretati» dipende probabilmente proprio dall’imbarazzante precisione dei colloqui riferiti nei particolari da Donzelli. Certo Giorgia non apprezza lo stile adoperato dai suoi fedelissimi ma non sono i primi e la stessa delicatezza è stata adoperata nei suoi confronti.

NON SI PENSI PERÒ che la fretta di archiviare il caso denoti preoccupazione. La premier è rilassata, scherza quando le chiedono dei malumori di Berlusconi. Figurarsi, «i dibattiti nelle maggioranze sono normali» ma il clima, parola sua, è idilliaco, opposto a quello che raccontano i soliti giornali. Tanta tranquillità si spiega facilmente: per un’opinione pubblica condizionata dai media e da decenni di ossessione securitaria condivisa da tutte le forze politiche la faccenda è già definita, senza bisogno di indagare oltre. Se qualcuno è da biasimare è chi va a trovare i galeotti del 41 bis e addirittura rivolge la parola ai mafiosi. Neanche fossero esseri umani!