In queste settimane di indagine sul Qatargate quello che emerge in modo sempre più evidente sono le pressioni dei servizi segreti marocchini sugli eurodeputati, con ripercussioni e un’ampiezza che, secondo la procura di Bruxelles, rappresentano «la punta di un iceberg».

Secondo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta, «la politica del gruppo dei Socialisti e Democratici sarebbe stata influenzata per conto del Marocco da una squadra di tre italiani» i cui nomi vengono citati nell’ordine: Antonio Panzeri, l’attuale deputato Andrea Cozzolino e il loro consigliere Francesco Giorgi, supportati da Mohamed Belahrache, un funzionario della Dged (Direzione generale degli studi e della documentazione)», i servizi segreti di Rabat.

IL PIANO DI AZIONE puntava a stabilire «nuovi rapporti trasversali a tutti i gruppi politici, anche le destre europee», come indicato in questi giorni da un editoriale di Ali Lmrabet – giornalista marocchino in esilio a causa della persecuzione politica messa in atto dal governo di Rabat – in cui vengono mostrati alcuni documenti confidenziali della diplomazia marocchina per «incentivare» i contatti con i rappresentanti del Rassemblement National di Marine Le Pen. Altrettanto «importanti», secondo Rabat, i rapporti con la Lega di Salvini allo scopo di «definire una lista di aziende italiane per futuri appalti e garantire una stampa favorevole al governo marocchino», con la vicenda del 2016 legata ai soldi offerti da Mohamed Khabbachi, ex direttore dell’agenzia di stampa nazionale Map ed emissario di re Mohammed VI per le attività di lobby, e ricevuti a Parigi dal factotum della Lega, Gianluca Savoini.

LA STRATEGIA sarebbe stata decisa – secondo quanto pubblicato dal sito Maroc-Leaks del presunto hacker Chris Coleman, con centinaia di documenti riservati – dal “Piano d’azione per il Parlamento europeo”. Secondo il quotidiano belga Le Soir, la procura di Bruxelles ha trovato «prove di corruzione e reclutamento da parte dei servizi segreti marocchini» di un gruppo di politici del parlamento europeo per prendere «le decisioni necessarie a promuovere gli accordi economici con il Marocco, l’immagine del paese in tema di diritti umani e attuare il piano di annessione e di autonomia relativo al Sahara occidentale».

Il piano segreto del Marocco prevedeva il rinnovo degli accordi con l’Ue, in particolare con l’aiuto di Panzeri (all’epoca capo delegazione dell’Europarlamento per il Maghreb) il francese Gilles Pargneaux, il socialdemocratico tedesco Elmar Brock, l’eurodeputato spagnolo José Ignacio Salafranca e il socialista belga Marc Tarabella, tutti «amici fidati» di Rabat. Un sostegno reso evidente dall’accordo Ue-Marocco su «agricoltura e pesca», entrato in vigore nel 2019, e dall’utilizzo dell’area del Sahara occidentale, poi annullato dalla Corte di giustizia dell’Ue (Cgue) perché siglato «senza il consenso del popolo del Sahara occidentale e del suo legittimo rappresentante: il Fronte Polisario».

Un patto voluto e sostenuto da Patricia Lalonde, relatrice per il Parlamento europeo sulla controversa proposta di estensione dell’accordo al Sahara occidentale occupato che aveva suscitato numerose polemiche. Il motivo che ha portato alle successive dimissioni della Lalonde: la sua appartenenza al gruppo EuroMedA, lobby marocchina dal budget di 20 milioni l’anno, nata per «assoldare nuovi simpatizzanti».

IL PARTERNARIATO UE-MAROCCO e la firma di nuovi accordi sono per Rabat un «punto cruciale» perché prevede aiuti europei per decine di milioni di euro l’anno sul tema migrazioni e gestione delle frontiere. Proprio per questo motivo l’azione di EuroMedA viene considerata «efficace» da Rabat, con pressioni che hanno l’obiettivo di far dimenticare il mancato rispetto dei diritti umani nel Sahara occidentale.

Riguardo al fronte politico-diplomatico c’è da registrare la visita ufficiale di ieri e oggi dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, a Rabat, per parlare di accordi bilaterali con il il primo ministro Aziz Akhannouch e il ministro degli Esteri, Nasser Bourita. «Non dimentichiamo che in questa fase ci sono accuse ma nessuna prova, nessuna inchiesta conclusa. Nessuno ha detto, dal punto di vista giudiziario, che il Marocco sia colpevole e che si doveva evitare nei contatti internazionali» ha indicato in merito il portavoce di Borrell, Peter Stano.

Nessun imbarazzo, quindi, per il diplomatico, che ha parlato di «occasione per un confronto approfondito sull’attuazione del partenariato Ue-Marocco, anche nella prospettiva della nuova agenda per il Mediterraneo».