We rested our case”, non abbiamo altro da aggiungere. La magica frase è stata pronunciata, sia l’accusa che la difesa hanno finito interrogatori e contro interrogatori, per cui non vedremo Trump deporre a proprio favore seduto sul banco dei testimoni dell’aula 1530 del tribunale penale di Manhattan, nonostante lo avesse promesso più volte.

Il giudice Juan Merchan ha detto alla giuria di ritornare martedì 28 maggio per ascoltare le arringhe finali e poi ritirarsi per deliberare. La pausa è obbligata, questa settimana non ci sarebbe stato abbastanza tempo: lunedì in Usa è festa, mercoledì e venerdì questo caso non va in tribunale per cui le arringhe si sarebbero dovute tenere giovedì, ma il giudice vuole che i giurati decidano subito dopo le tirate conclusive, e non mettendoci in mezzo 4 giorni di vacanza.

“Mi spiace – ha detto Merchan – ma il calendario è quello che è”.

Il giudice Merchan probabilmente sarà il più sollevato di tutti per la fine di questo processo, dove imputato e testimoni hanno messo la sua pazienza a dura prova.

Lunedì è stato il turno dell’ex consulente legale di Michael Cohen, Robert Costello, chiamato dalla difesa per minare la credibilità del principale testimone dell’accusa, ma il cui comportamento potrebbe alla fine aver danneggiato più  se stesso che Cohen.

Costello ha esibito la stessa arroganza sprezzante di Trump. Ha risposto più volte a domande alle quali il giudice aveva concesso un’obiezione da parte dell’accusa, ha sbuffato, ha commentato a voce alta un’altra obiezione accogliendola con un “Oh Jesus”, ha poi detto fra i denti “ridicolo”,  abbastanza forte da essere sentito in aula.

Ed è stato quello il momento in cui Merchan ha perso la pazienza: “Ora vorrei discutere del corretto decoro in aula – ha detto il giudice rivolgendosi a Costello – Non si dice ‘Oh Gesù’, se non ti piace la mia decisione non mi guardi di traverso e non alzare gli occhi al cielo – alzando la voce Merchan ha esclamato – Mi stai fissando di traverso in questo momento?”.

A quel punto il giudice ha fatto una cosa che non aveva mai fatto in tutta la sua carriera: ha fatto sgomberare l’aula, ha chiuso il canale video con i giornalisti, e ha redarguito formalmente Costello.

“Ho dovuto mandare via giuria e giornalisti per il suo atteggiamento, signore. La avverto che la sua condotta è sprezzante”, ha detto Merchan, secondo la trascrizione della conversazione avvenuta quando la stampa era fuori dall’aula.

“Se prova a fissarmi ancora una volta, la toglierò dal banco dei testimoni. La mando fuori”.

Dopo lo scontro con il giudice, Trump ha avuto parole di elogio per Costello, definito “un avvocato molto rispettato”, mentre Merchan sarebbe “un tiranno”.

Al di là dell’aneddotica, questo episodio è rivelatore di come l’entourage di Trump sia composto sostanzialmente da tre categorie di persone: chi paga, chi lo venera e cerca di emularlo, e chi è come lui. E comunque a nessuno Trump riconosce alcuna autorità.

Anche in tribunaleThe Donald si è rapportato con i suoi avvocati come se facesse parte del team legale, non come un imputato con 34 capi di accusa penale.

L’entourage di sostenitori che lo accompagnano alle udienze, invece,  è composto per lo più da chi lo venera, o da chi sta questuando un posto di prestigio in caso di un suo ritorno alla Casa Bianca.

Donald Trump Jr. e sostenitori dell’ex presidente fuori dal tribunale di Manhattan il 21 maggio 2024, foto Julia Nikhinson /Ap

È ormai motivo di ogni tipo di sarcasmo il fatto che quando si presentano in tribunale si vestano tutti come il tycoon: stesso abito, stessa cravatta, come dei best man, i testimoni dello sposo. Quando, dopo le udienze, il gruppo dei sostenitori di Trump tiene la consueta conferenza stampa su i gradini del tribunale, a vederli tutti in fila, compongono un quadro abbastanza straniante. Nelle inquadrature televisive, dietro di loro, spesso entrano striscioni portati da manifestanti anti-Trump, con scritto “ass lickers”, lecchini. Ad essere gentili.

Nel gruppo dei suoi simili si trovano spesso anche personaggi criminaloidi: lunedì la monotonia dei sostenitori-fotocopia è stata spezzata dalla presenza del 71enne Chuck Zito, attore, stuntman, esperto di arti marziali e co-fondatore negli anni ‘80 degli Hells Angels di New York, classificati come organizzazione criminale dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Zito ha trascorso più di 5 anni in carcere per reati legati alla droga, oltre che avere avuto diversi arresti minori per rissa, la più famosa con Jean-Claude Van Damme, a cui aveva fatto da guardia del corpo.

Ora il processo entra nell’ultima fase che prevede le arringhe finali e la deliberazione dei 13 giurati che dovranno decidere se condannare o assolvere Trump dai capi d’imputazione legati alla falsificazione di documenti finanziari per nascondere il pagamento di una somma a una donna con cui aveva avuto un rapporto extraconiugale durante la precedente campagna per le presidenziali.

Bisognerà anche vedere se le prove che mettono Trump nell’angolo verranno reputate abbastanza schiaccianti dalla giuria, tanto da sovrastare le enormi imperfezioni del principale teste dell’accusa, il pluri-spergiuro Michael Cohen, che oltre a dovere ammettere di avere mentito sotto giuramento a praticamente qualsiasi autorità, ha dovuto anche ammettere di avere rubato 30.000 dollari alla Trump Organization. Trump doveva alla società 50.000 dollari ma Cohen ha affermato di averne rimborsati solo 20.000, trattenendone per sé 30.000 e consegnando il rimanente in contanti in un sacchetto di carta.