Le elezioni politiche che si svolgeranno in Germania il prossimo 26 settembre saranno le prime, dopo oltre un quindicennio, a non vedere in lizza Angela Merkel.

AVENDO DECISO di non ricandidarsi, l’attuale cancelliera appare dunque intenzionata a prendere congedo dalla politica attiva mettendo così fine a quella che è stata giustamente definita la «sua» epoca: un lungo periodo di governo la cui imminente conclusione ha fornito a un cospicuo numero di osservatori lo spunto per procedere a una disamina volta ad analizzarne i molteplici aspetti, i successi conseguiti, le sconfitte patite e le questioni irrisolte.

È quanto si è proposto di fare Paolo Valentino, inviato del Corriere della Sera nella capitale tedesca ormai da diversi anni, in un saggio dal titolo L’età di Merkel che è stato dato recentemente alle stampe dall’editore Marsilio (pp. 320, euro 18,00).

VA SOTTOLINEATO, anzitutto, come l’autore abbia inteso descrivere i tratti di una personalità complessa e poliedrica che si è dimostrata in grado tanto di cambiare la Germania quanto di influenzare profondamente lo scenario europeo.

Occorre osservare, inoltre, come egli abbia scelto di raccontarne le vicende raccogliendo e mettendo a disposizione del lettore tante voci diverse: le testimonianze di coloro che hanno frequentato la cancelliera e hanno lavorato al suo fianco, ne hanno eseguito le politiche, condiviso o contrastato le iniziative, esaminato l’attività di governo. L’attenta e circostanziata indagine dello studioso si sviluppa dunque avvalendosi di documenti ufficiali, colloqui informali e interviste esclusive; rivela inoltre episodi inediti, curiosità e aneddoti ma non trascura di utilizzare i resoconti relativi ad avvenimenti pubblici e incontri privati.

Un’analisi che ci aiuta a comprendere come Angela Merkel sia riuscita a guidare, per un periodo tanto lungo, un grande Paese che ha attraversato – per giunta – alcune gravissime crisi. Scrive, al riguardo, Valentino: «Lo ha fatto tenendo saldamente la Germania nel solco dell’Europa, cosa per nulla scontata in alcuni tratti. Lo ha fatto trovando sempre le soluzioni che le condizioni politiche e lo spirito del tempo rendevano possibili».

È stato il suo pragmatismo, in altri termini, a permetterle per un verso di prendere provvedimenti tempestivi ed efficaci, a indurla per l’altro a qualche repentino ripensamento. Una sostanziale estraneità alle ideologie, concezioni del mondo e questioni di principio che non le ha tuttavia impedito di prendere decisioni coraggiose e impopolari promuovendo, nel contempo, misure innovative che produrranno i loro effetti – negli anni a venire – tanto nel suo Paese quanto nell’ambito dell’Unione europea.

CERTO, ANGELA MERKEL esce di scena senza aver saputo formare un valido successore: si tratta, probabilmente, del suo fallimento più grave. Non dobbiamo tralasciare di menzionarne, però, la concretezza e la tenacia, il rigore e la competenza, la discrezione e il garbo. Tutte qualità che hanno consentito alla cancelliera di muoversi accortamente nel nuovo disordine globale, un contesto in cui la competizione tra le varie potenze va facendosi sempre più aspra.