Il Csm (Meccanismo della società civile e dei popoli indigeni) che riunisce molte delle organizzazioni coinvolte nella Contro-mobilitazione parallela al pre-Vertice sui sistemi alimentari (tutto sul sito www.foodsystems4people) ha declinato per iscritto l’invito ricevuto da Agnes Kalibata (ruandese, inviata speciale del segretario dell’Onu per il Vertice ma anche dal 2014 presidente dell’Alleanza per una rivoluzione verde in Africa, finanziata principalmente dalla fondazione Gates).

Ecco ampi stralci della lettera di risposta a Kalibata, inviata pochi giorni fa e firmata da Martin Wolpold-Bosien, coordinatore della segreteria del Cms.

«Dr. Kalibata, La ringraziamo dell’invito. Dopo una consultazione interna, il comitato di coordinamento del Csm ha deciso di mantenere la posizione già espressa in precedenti comunicazioni sul Vertice. Abbiamo visto che le nostre preoccupazioni e critiche sono state confermate dal processo di preparazione nei mesi scorsi; ci hanno fatto eco scienziati, esperti e persone coinvolte nel processo del Vertice. Mesi fa, la nostra lettera vi chiedeva cambiamenti di sostanza nella direzione dell’intero processo del Vertice, dal momento che non intendevamo saltare su un treno in corsa verso la direzione sbagliata. (…)

Settimane dopo, il dialogo in risposta alla lettera del Csm ci dimostrava con chiarezza che la segreteria del vertice non aveva intenzione di considerare seriamente i nostri suggerimenti. E la conversazione con la vice-segretaria generale dell’Onu Amina Mohammed rendeva evidente, in un’atmosfera costruttiva, l’esistenza di due cammini e visioni totalmente diversi rispetto alla trasformazione dei sistemi alimentari e al multilateralismo nel processo del Vertice, da un lato, e dall’altro la società civile e i popoli indigeni autonomi.

Ecco perché organizziamo la contro-mobilitazione al pre-Vertice dal 25 al 28 luglio, come sforzo congiunto da parte di centinaia di organizzazioni internazionali, regionali, nazionali, locali: contadini e piccoli proprietari terrieri, donne, giovani, popoli indigeni, pastori, senzaterra, braccianti e lavoratori dell’agroindustria, pescatori, consumatori, urbani in stato di insicurezza alimentare e Ong di molti settori. Se la leadership del Vertice fosse stata davvero interessata a una partecipazione sensata delle nostre organizzazioni, le nostre voci e preoccupazioni sarebbero state ascoltate già molto tempo fa e le nostre richieste di riorientare il Vertice non sarebbero state ignorate.

Dobbiamo concludere che non c’è stata la volontà politica di ascoltare e cambiare, perché il processo era concepito per altri obiettivi, al servizio soprattutto dell’agenda del settore privato. Vista la situazione, il Comitato di coordinamento del Csm ha convenuto sulla opportunità di declinare rispettosamente il vostro invito al pre-Vertice: le nostre organizzazioni non possono fornire la propria legittimità a un processo estremamente problematico, al quale si oppongono con forza».

Le organizzazioni del Csm erano disponibili al dialogo sul Vertice sui sistemi alimentari. Avevano anche apprezzato la disponibilità all’ascolto delle loro ragioni, nell’ottobre 2019, all’inizio di tutto il processo. Ma, nell’ottobre scorso, durante la riunione presso la Fao del Comitato per la sicurezza alimentare (Cfs) – un organismo inclusivo del quale il Csm fa parte -, avevano rivolto un appello pubblico richiamando «l’influenza delle multinazionali nella preparazione del Vertice; la carenza sulla tematica dei diritti umani; la mancanza di enfasi sull’enormità della trasformazione che il settore del business agroalimentare dovrebbe intraprendere per riallinearsi agli imperativi delle persone, dei popoli, del pianeta; la minaccia alle istituzioni democratiche pubbliche e al multilateralismo inclusivo, minato all’approccio di troppi portatori di interessi (multistakeholderism)».

* Csm, Meccanismo della società civile e dei popoli indigeni