Un pentagono nero, al centro una bomba in caduta, sbarrata da una linea su cui è scritto «No Pentagono!». È il logo dei manifesti rossi che da giorni sono comparsi per le strade di Centocelle, di Cinecittà e del Quadraro, popolari e popolosi quartieri della periferia est di Roma, fra Prenestina e Tuscolana, dove oggi, festa della Repubblica (e non delle Forze armate, nonostante la parata militari ai Fori imperiali e le Frecce tricolori), si svolgerà un’iniziativa autorganizzata dal basso dalle realtà sociali e dagli abitanti dei territori contro il cosiddetto Pentagono italiano.

UNA MANIFESTAZIONE (ore 10.30 passeggiata e biciclettata da piazzale delle Gardenie al Parco archeologico di Centocelle, dove fino a sera ci saranno musica, informazione e visita guidata alle bellezze e alle «criticità» del parco) che vuole rilanciare la mobilitazione contro quella che potrebbe diventare una delle più importanti basi militari italiane e connetterla alla lotta per la difesa – o meglio per la effettiva realizzazione – del Parco archeologico di Centocelle (Pac), all’interno del quale già c’è un’imponente struttura militare, che potrebbe allargarsi ancora di più, se il progetto del Pentagono andasse avanti così come immaginato da ministero della Difesa e vertici delle Forze armate (nel pomeriggio, a piazza dei Consoli, Quadraro, ci sarà un presidio di Potere al popolo).

«LA GUERRA È VICINA. Ma dove? Nel Parco archeologico di Centocelle», si legge nel volantino che convoca la manifestazione. «Il parco – si spiega – è in parte abbandonato, inquinato e poco accessibile, e si trova al centro di un’area densamente popolata e cementificate. Potrebbe essere bonificato e tornare ad essere una risorsa sociale e ambientale per tutti. Ma i piani per ora sembrano essere altri».

I PIANI SONO appunto quelli della realizzazione di una struttura unica che riunisca i vertici delle quattro Forze armate (esercito, aeronautica, marina e carabinieri), un Pentagono italiano, ad immagine e somiglianza di quello Usa, con oltre tremila militari (ora ce ne sono 1.500). «Non bastava il Comando operativo di vertice interforze, già presente nell’area dell’ex aeroporto di Centocelle, struttura che organizza le missioni militari nelle aree di guerra», spiegano le realtà sociali che stanno organizzando l’iniziativa. «Tra ministero della Difesa, Comune di Roma e V Municipio (a guida pentastellata, ndr) sono in corso accordi per il progetto del cosiddetto Pentagono italiano, grazie alla sottrazione al Fondo destinato alle periferie di 2,6 miliardi di euro. Tale progetto consiste nell’estensione delle attuali strutture militari presenti sul parco, con sottrazione di numerosi ettari all’utilizzo pubblico e con la realizzazione di un polo per il comando unico di tutte le Forze armate italiane. Quindi una maggiore militarizzazione dell’area, difficoltà di mobilità, aumento dell’inquinamento elettromagnetico, col rischio che l’intero parco finisca per essere interdetto alla popolazione».

LA STORIA DELL’EX aeroporto di Centocelle (intitolato a Francesco Baracca, aviere della prima guerra mondiale) è vecchia oltre un secolo. Primo «campo di volo» dell’aviazione italiana, da qui nel 1909 decollò il “Flyer” di Wilbur Wright ma anche, nel 1911, il primo aereo che andò a bombardare la Libia nella guerra coloniale di Giolitti. Dismesso l’aeroporto, sono restati i militari, che hanno trasferito a Centocelle la Direzione generale degli armamenti e il Comando operativo di vertice interforze, da dove si controllano tutte le operazioni delle Forze armate, a cominciare da quelle all’estero (attualmente 32 in 22 Paesi, in Europa, Africa, Medio Oriente e Asia).

E che ora vorrebbero realizzare anche il Pentagono, piena attuazione del «Libro bianco per la sicurezza nazionale e la difesa» che, aggirando l’articolo 11 della Costituzione, fa dell’Italia una potenza che interviene militarmente nel mondo, a sostegno degli «interessi vitali» economici e strategici propri e dell’Occidente (vedi gli articoli di Manlio Dinucci sul manifesto del 7 marzo e del 31 ottobre 2017). Ma la storia dell’area di anni ne ha quasi duemila: qui sorgeva la villa imperiale Ad duas lauros, appartenuta ad Elena, madre di Costantino, una piscina termale e gli alloggiamenti per i cavalieri dell’imperatore (centum cellae), che danno il nome al quartiere.

ANCHE PER LA presenza di questi importanti resti storici – sottoposti a vincolo paesaggistico – nel 2003-2006 è stato istituito da Comune e Regione il Parco archeologico di Centocelle (126 ettari, di cui solo 33 realizzati) che, nonostante delibere, soldi spesi e stanziati, versa in uno stato di forte degrado: inquinato da rifiuti pericolosi interrati; circondato da decine di autodemolitori, che occupano un’area vincolata e destinata a verde pubblico, da anni ne è stato disposto l’allontanamento ma arrivano sempre ulteriori proroghe, il Comitato Pac libero ha diffidato Roma Capitale a non concederne più; devastato dagli incendi, soprattutto nella stagione estiva, ormai alle porte.

E ORA IL PARCO è minacciato dall’espansione dei militari, che vogliono qui il Pentagono. «Non vogliamo essere vicini di casa di chi da anni è responsabile di morti, distruzioni, esodi di massa, come sta facendo l’esercito italiano con la sua partecipazione a una guerra continua, le cui vittime principali sono popolazioni civili come noi», chiedono le realtà sociali e gli abitanti del territorio. «Riprendiamoci il parco! Perché un luogo di serenità, gioco e distensione non si trasformi in una base di morte».