«Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro».

Appena arrivato a Kinshasa, ieri pomeriggio, Bergoglio nel corso del primo incontro pubblico nella capitale della Repubblica democratica del Congo (Rdc) è andato subito al dunque: «È tragico che questi luoghi soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato un “colonialismo economico” – ha aggiunto il pontefice – altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse (…)». Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca . Si faccia largo una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli, dove al centro non vi siano il controllo delle aree e delle risorse, le mire di espansione e l’aumento dei profitti, ma le opportunità di crescita della gente. Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti».

Papa Francesco con il presidente congolese Felix Tshisekedi ieri a Kinshasa (Ap)

È STATO UN GIORNO DI FESTA nazionale nella Repubblica democratica del Congo, per l’inizio di un viaggio che Bergoglio ha fortemente voluto e più volte rimandato e che escluderà la tappa di Goma. La città secondo fonti locali è attualmente accerchiata dai ribelli del movimento M23. Scontri sono segnalati anche a Bambo, Kishishe, Kitshanga.

L’obiettivo non sarebbe prendere le grandi città come Goma, Beni e Butembo, militarmente impossibile, ma spopolare le zone di frontiera per occuparle. Infatti, il primo problema del Ruanda è la densità della popolazione (406 abitanti per kmq), il Paese è sovra-popolato (13 milioni di abitanti) e poi ci sono come noto gli interessi economici (il Congo ricco di risorse).

A CRESCERE È LA TENSIONE interna anti-ruandese («i tutsi si sentono dall’odore») e il caos di gruppi che si definiscono di autodifesa (Mai-Mai) che taglieggiano una popolazione sempre più esasperata. In quest’ottica il viaggio del Papa a Goma avrebbe potuto esacerbare le tensioni più che stemperarle, secondo Gian Paolo Pezzi, missionario comboniano, «perché se avesse detto parole chiare sulla guerra avrebbe dovuto inevitabilmente indicare le responsabilità del Ruanda». Con effetti pericolosi.

Attualmente sono presenti nell’est del Congo militari della forza di pace internazionale (Monusco Nazioni unite), eserciti della comunità degli stati dell’Africa orientale (EAC) e circa 120 gruppi ribelli, ma quelli che creano maggiori violenze sono M23 (Movimento 23 marzo filo ruandese) e ADF (Allied Democratic Forces, affiliate allo Stato islamico). Oltre all’esercito regolare del Congo (FARDC).

Molti si domandano se la forza internazionale dei Paesi dell’Africa orientale non sia un processo pianificato per porre le regioni orientali del Congo sotto l’amministrazione militare di una forza nel quale sono presenti gli stessi Stati aggressori (leggi Ruanda e Uganda). Infatti, è emerso che vi siano stati (almeno fino ad oggi) ufficiali ruandesi all’interno dello Stato maggiore della Forza regionale della Comunità degli Stati dell’Africa orientale. «Le forze di pace dell’Onu si rivelano impotenti e si limitano a contare i morti» secondo i rappresentanti di tutte le religioni presenti a Butembo.

IERI IN UN PASSAGGIO (applauditissimo) del suo discorso alle autorità della Rdc il papa ha anche parlato della lotta dei congolesi «contro deprecabili tentativi di frammentare il Paese». Musica per le orecchie del presidente congolese, Felix Tshisekedi, che nel suo discorso ha indicato il presidente ruandese Paul Kagame, senza nominarlo, come «responsabile delle atrocità in corso «nel silenzio della comunità internazionale». Francesco ha anche ricordato che «il potere ha senso solo se diventa servizio» (nessun applauso).

A Kinshasa dicono che «la vita è facile», che qui trovi «il Congo facile» perché non c’è la guerra. Questa mattina ne approfitteranno i 2 milioni di persone attese per la messa sulla pista dell’aeroporto Ndolo.

(Ap)