Le incertezze degli alpinisti al campo-base del K2 e i ritardi causati dalla burocrazia pakistana hanno fatto perdere un altro giorno alla ricerca di Daniele Nardi e Tom Ballard, dispersi da domenica scorsa sulla parete Diamir del Nanga Parbat. Le possibilità di ritrovare i due in vita sono ormai molto basse.

Ieri mattina due elicotteri militari pakistani avrebbero dovuto caricare Vassili Pivtsov e altri tre membri della spedizione russo-kazaka impegnata sul K2, e portarli ai piedi dello Sperone Mummery del Nanga, dove l’italiano e l’inglese sono impegnati in un difficile (e, da qualche giorno, drammatico) tentativo di ascensione invernale. Invece del decollo da Skardu, e di un raggio di speranza per la sorte degli alpinisti in parete, sono arrivati due colpi di scena. Pivtsov e i suoi compagni di spedizione, che pure si erano offerti volontari, dopo aver visto una foto della parete del Nanga Parbat hanno preferito rinunciare.

Al loro posto, si è offerto di partire alla ricerca di Daniele Nardi e Tom Ballard il forte alpinista basco Alex Txikon, che è stato compagno di spedizione di Nardi e protagonista nel 2016 della prima salita invernale del Nanga Parbat insieme a Simone Moro, Ali Sadpara e Tamara Lunger. Anche Txikon, che dispone di droni in grado di volare e fare riprese ad alta quota, è al campo-base del K2, di cui sta tentando da dicembre la prima ascensione invernale.

Ieri mattina, però, i due elicotteri che dovevano portare prima i russi e poi Txikon dal K2 al Nanga Parbat non sono decollati da Skardu. La Askari, l’agenzia formata da ex-militari che gestisce i voli di trasporto, rifornimento e soccorso sulle montagne più alte del Pakistan, ha comunicato infatti allo staff di Daniele Nardi e al Comitato Ev-K2-CNR che il prezzo del volo, pari a 50.000 dollari avrebbe dovuto essere pagato prima del decollo da Skardu.

Nelle ore successive l’ambasciata italiana a Islamabad, con l’appoggio di quella britannica e col consenso della famiglia Nardi, ha fornito le garanzie richieste alla Askari (anticiperanno i soldi). Un intralcio che però ha rinviato di altre 24 ore il trasferimento di Alex Txikon, di qualcuno dei suoi compagni di spedizione e dei droni in grado di raggiungere lo Sperone.

Nelle scorse ore, molti alpinisti che conoscono bene l’Himalaya hanno ammesso che le speranze di ritrovare vivi Daniele Nardi e Tom Ballard sono ormai molto esigue. Hanno avuto spazio sui media, italiani e del resto del mondo, le parole di Simone Moro, protagonista di molte spedizioni invernali sul Nanga Parbat. E quelle di Reinhold Messner, il “re degli ottomila”, che proprio nei pressi della via tentata da Nardi e Ballard perse nel 1970 suo fratello Günther. L’unica buona notizia che arriva dall’Himalaya pakistano riguarda le condizioni meteo. La finestra di bel tempo che avrebbe potuto consentire un tentativo alla vetta è arrivata, e prosegue. Finché gli elicotteri e i droni possono volare, un filo di speranza c’è ancora.