Il Molise al voto, aspettando Robert De Niro
Domani alle urne La regione non ha mai goduto di tanta visibilità Nemmeno quando ne parlò l’attore statunitense, dopo la vittoria di Trump
Domani alle urne La regione non ha mai goduto di tanta visibilità Nemmeno quando ne parlò l’attore statunitense, dopo la vittoria di Trump
Molise, ombelico del mondo… Non l’avrebbero mai creduto da queste parti; tanta visibilità politica, anche internazionale, non l’hanno avuta neppure ai tempi di maggior fasto dell’ex pm Antonio Di Pietro. Ci ha provato, nel novembre 2016, Robert De Niro, ospite dello show tv di Jimmy Kimmel, commentando l’esito delle elezioni americane. «Con la vittoria di Trump probabilmente dovrò trasferirmi in Molise», disse l’attore ricordando la sua famiglia, i nonni, originari di Ferrazzano (Campobasso).
ORA, DOPO UN MESE E MEZZO trascorso inutilmente alla disperata ricerca di una soluzione di governo, per una strana e per certi versi incomprensibile contesa le elezioni del Molise di domani hanno catapultato questa piccola regione, posta nel mezzo dello Stivale, nel vortice delle trattative e delle aspirazioni di comando.
Il Molise, appena 4.438 chilometri quadrati e circa 300mila abitanti, per questa tornata elettorale lo stanno battendo tutti, palmo a palmo, trascorrendoci tanto tempo. Di Maio c’è stato per due giorni, girando tra Campobasso e Isernia e non trascurando Termoli, cuore pulsante dell’economia industriale con la Fiat e vari stabilimenti chimici. «Questa – ha azzardato – sarà la prima regione a guida Cinque Stelle, perché vinceremo». Dalla sua parte c’è il risultato conquistato il 4 marzo alle politiche: primi con il 44,79% dei voti, contro il 29,8% del centrodestra e il 18,1% del centrosinistra. Di vincere si mostra stra-sicuro Salvini, e in questo pare supportato anche dai sondaggi che danno la coalizione di centrodestra in ascesa. «Sia chiaro – ha tuonato nei giorni scorsi nella tappa di Montenero di Bisaccia del suo giro tra i paesi incastonati nei monti dell’Appennino – anche alle orecchie di chi non vuole intendere, che se vinciamo in Friuli e in Molise nel giro di 15 giorni si fa il governo». Perché? Lo ha spiegato meglio Berlusconi: «Una nostra rotonda affermazione in Molise ci aiuterà a trovare nel Parlamento i voti di cui il centrodestra necessita». Il cavaliere fino a ieri è stato in tour e, davvero ce l’ha messa tutta. Ci ha infilato dentro anche Mediaset e i suoi operatori di ripresa. «Se andremo al governo faremo un piano Marshall per il Molise, investimenti di diversi miliardi…». Lo ha promesso, tra gli applausi, a Casacalenda, 8 mila anime a metà strada tra Campobasso e Isernia. «Venendo da Larino – ha aggiunto – ho visto vallate bellissime che non hanno nulla da invidiare alla Svizzera o all’Austria. Mi impegno perché le mie tv e la Rai mettano a disposizione i loro mezzi perché tutti conoscano questi luoghi». Si è scomodato persino il premier Paolo Gentiloni, per far capire, ai 332mila aventi diritto al voto, un quarto dei quali residenti all’estero, le ragioni per cui, alle urne, scegliere il centrosinistra, tra i quattro schieramenti in lizza.
LA COALIZIONE PIÙ AMPIA è quella di centrodestra, che ha puntato su Donato Toma, presidente dell’ordine dei commercialisti di Campobasso e che è appoggiato da 9 liste, di cui quattro di carattere nazionale (Fi, Lega, FdI, Udc) e cinque locali. Tra esse una è capeggiata dall’ex governatore Michele Iorio, una dall’eurodeputato Aldo Patriciello (Fi), autentiche macchine macinavoti. Poi c’è il centrosinistra, dal Pd a Leu,e che, messo da parte il presidente uscente Paolo Di Laura Frattura riuscito a spezzare l’era Iorio che regnava dal 2001, ha come candidato Carlo Veneziale, appoggiato da cinque liste.
Il M5S ha scelto, invece, Andrea Greco, 32 anni, laureato in Giurisprudenza, che è stato candidato come consigliere nel 2013 risultando il primo dei non eletti.
E poi c’è Casapound con Agostino Di Giacomo, 30 anni.
DOMENICA DEBUTTERÀ la nuova legge elettorale regionale, che prevede la presenza di un unico collegio, del premio di maggioranza a chi ha ottenuto più voti e l’eliminazione del listino maggioritario oltre che del voto disgiunto. La soglia di sbarramento sarà dell’8% per quanto riguarda le coalizioni e del 3% per le singole liste.
Persino il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito, il Financial Times, è convinto che il discreto Molise avrà un ruolo fondamentale nello sbloccare lo stallo a Roma. Nell’articolo Italy’s political rivals battle for outsized victory in tiny Molise ha scritto che «il partito vincitore avrebbe più voce in capitolo».
TUTTO CIÒ ACCADE mentre il Molise – la «contea degli Hobbit», come l’ha definito Valentina Ciannamea su Cosmopolitan, perché «c’è ma nessuno la vede» – è alle prese con spopolamento, isolamento e disoccupazione.
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