Venerdì sera il ministero della salute ha stabilito con una circolare che le prime 4.200 dosi di vaccino anti-vaiolo saranno somministrate in via preventiva a operatori sanitari a rischio e a «uomini che hanno rapporti sessuali con uomini», o Msm come li chiamano gli epidemiologi. Il primo obiettivo è vaccinare «gay, transgender e bisessuali» con molti partner. La prima tranche di vaccini sarà distribuita a Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, dove si è registrato il maggior numero di casi. Una nuova fornitura è attesa per la seconda metà di agosto. Ma la scarsità di vaccini a livello mondiale rischia di riprodurre le disparità già viste per il Covid-19.

Il prodotto prescelto è il MVA-BN brevettato dalla danese Bavarian Nordic, commercializzato sotto la denominazione Jynneos negli Usa e come Imvanex in Europa. È un vaccino contro il vaiolo umano – dunque già testato dal punto di vista della sicurezza – «potenzialmente utile nel proteggere le persone dalla malattia del vaiolo delle scimmie» e approvato dall’Ema in «condizioni eccezionali» per fronteggiare l’emergenza. Gli studi mostrano che esso è in grado di stimolare la produzione di anticorpi contro il vaiolo delle scimmie ma non se ne conosce l’efficacia, cioè la effettiva riduzione del rischio di malattia.

La circolare non prevede la vaccinazione anche di chi abbia avuto contatti stretti con un caso confermato, la profilassi post-esposizione raccomandata dall’Oms è rimandata a future decisioni. Il problema è che attualmente le dosi necessarie a questi programmi non bastano. L’Italia riceverà appena 16 mila dosi entro il 2022, la quota che ci spetta su un acquisto europeo di 110 mila dosi. Arriveranno dagli Usa, in quanto lo stabilimento europeo della Bavarian Nordic è chiuso per ristrutturazione fino all’inizio del 2023: prima dello scoppio dell’epidemia di vaiolo delle scimmie, l’azienda aveva programmato di trasferire lì la produzione di altri vaccini ritenuti più redditizi. Secondo le informazioni a disposizione, la disponibilità del vaccino MVA-BN per il 2022 è limitata a 16 milioni di dosi, di cui oltre 14 già prenotati dagli Usa. L’Oms stima che il fabbisogno possa arrivare a 10 milioni di dosi. Ma per ora la Bavarian Nordic si tiene stretto il monopolio e non ha intenzione di concedere ad altre aziende la licenza di produrre il vaccino, il cui sviluppo è stato largamente finanziato dall’investimento pubblico del governo Usa. Dallo scoppio della pandemia, il valore delle azioni della Bavarian Nordic è triplicato.

Se la pandemia continuerà ad allargarsi, anche per il vaiolo potrebbe iniziare una corsa al vaccino simile a quella già vista per il Covid-19. Con un esito altrettanto prevedibile: i Paesi più poveri dell’Africa sub-sahariana, gli stessi in cui la malattia è endemica da decenni e miete più vittime, continueranno a non ricevere vaccini. Gli altri alimenteranno una nuova speculazione sulla salute globale.