“Non c’è chi non veda come tra noi si stia consumando un grande dramma della ingiustizia, in cui le ragioni della finanza intendono prendere il sopravvento sulle ragioni dell’umano”. Le parole di Giuseppe Betori arrivano forti e chiare nella basilica di San Lorenzo, dove l’arcivescovo di Firenze abbraccia idealmente i suoi concittadini festeggiando il co-patrono della città. Il cardinale torna ancora una volta a parlare della Gkn, alla vigilia della manifestazione organizzata questa sera (ore 20.30) in piazza della Signoria, nel 77° anniversario della liberazione dal nazifascismo.

E’ l’ennesimo segnale della fortissima spinta popolare che, ad un mese dalla chiusura improvvisa dello stabilimento comunicata all’alba del 9 luglio via pec – continua ad accompagnare la lotta per il lavoro di più di 500 operai diretti e dell’indotto primario, e di altri centinaia legati in un modo o nell’altro alla fabbrica di componentistica auto. Donne e uomini che non si fanno troppe illusioni sul loro futuro. Ma che non intendono retrocedere di un solo centimetro: “Da un lato – ben sintetizza il collettivo dei lavoratori Gkn – c’è un fondo finanziario che reclama uno stabilimento per distruggerlo e incassare il rialzo borsistico. Dall’altro un intero territorio a guardia di 500 posti di lavoro, di uno stabilimento costruito da decenni di storia operaia e professionalità. Gli avvocati faranno le valutazioni legali. Noi qua possiamo fare altre valutazioni: quelle sulla legittimità sociale. E la legittimità sociale in questa vicenda sta da una parte, sta dalla parte della lotta Gkn”.

E’ per questo che l’Anpi ha voluto organizzare insieme ai lavoratori la manifestazione di questa sera. E la pagina sui social “Insorgiamo con i lavoratori Gkn”, con foto e testimonianze a supporto dei lavoratori, si arricchisce di ora in ora di nuovi sostenitori. Come successo al Teatro Romano di Fiesole, dove i due operai Alessandro e Dario saliti sul palco insieme a Nanni Moretti per invitare i fiorentini alla partecipazione. E lo stesso Moretti (“Sono con voi, in bocca al lupo per la vostra battaglia”) si è aggiunto ad una lunghissima lista di donne e uomini di cultura, di arte e di spettacolo che sono insorti a loro volta, in difesa del diritto al lavoro.

“Per i miei figli vivo dentro il posto di lavoro/ per insegnargli cosa sia la dignità di un uomo/ si canta e si resiste/ un altro turno finisce”. Anche gli operai rapper Simone Beni “Tenore” e Simone Monni “Sakatena”, militanti del collettivo “Romanticismo periferico”, hanno dato il loro contributo con la canzone “Insorgiamo”, chiamando a raccolta per questa sera: “L’11 agosto giorno della ricorrenza/classe operaia insorgi e suona la tua Martinella”. La campana i cui rintocchi, da Palazzo Vecchio, annunciarono la liberazione della città.

La compattezza della mobilitazione ha portato a un bagno di folla a Livorno, dove nel fine settimana il collettivo di fabbrica è stato ospite del concerto di Ginevra Di Marco. E ha fatto sì che non ci sia stata polemica quando dai cancelli della fabbrica sono stati ammainati gli striscioni della Cisl, rea di voler dividere fra salvati e sommersi gli addetti degli appalti di logistica e pulizie della pur fallita Easy Group. Perché alla Gkn si vogliono salvare tutti insieme. Nonostante che i padroni del fondo Melrose siano tutto fuorché accomodanti. Prova ne è che il governo italiano, che il 4 agosto scorso con la viceministra Todde ha proposto 13 settimane di cig in cambio del ritiro dei licenziamenti, lavorando nel frattempo alla reindustrializzazione del sito, sta ancora aspettando una risposta.