Economia

Il melonismo, la natalità e l’uso politico dei figli

Il ministro Giorgetti con la premier MeloniIl ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – LaPresse

Sciovinismo del Welfare. Assegno Unico: la Cgil denuncia la discriminazione ai danni delle famiglie straniere

Pubblicato 26 giorni faEdizione del 12 settembre 2024

Il governo ha un altro problema: quello dell’assegno unico per i figli. Non si tratta delle modifiche a questo sistema trapelate questa estate, e smentite dal governo, bensì della concezione di fondo della misura concepita sotto il governo Draghi.
Si tratta dell’esclusione dei cittadini stranieri che non sono residenti in Italia da almeno 2 anni, o i cui figli non risiedono in Italia, o non hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato della durata di almeno 6 mesi.
La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese poiché tale regime viola il principio di parità di trattamento delle persone e i lavoratori mobili, che pagano le tasse e contribuiscono al sistema di sicurezza sociale. La questione è stata deferita alla Corte di giustizia europea.

Questi lavoratori, hanno ricordato le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Maria Grazia Gabrielli, sono state già penalizzate dal passaggio delle precedenti misure (Assegno al Nucleo Familiare, detrazioni per figli a carico, ecc.) all’«assegno unico» perché hanno perso molti soldi prima garantiti: in media 282,83 euro, 3.393,96 euro l’anno. A salire.

Ora sono insidiati anche dall’attuale governo che ha agitato il fantasma di un allargamento incontrollabile della misura che potrebbe mandare in tilt il bilancio dello Stato. «Un governo costruito sulla propaganda sull’incremento della natalità – osservano le sindacaliste – vuole togliere l’unico strumento su cui si può fare affidamento per sostenere i figli».

Nella prospettiva del natalismo ideologico ieri è circolata una proposta attribuita al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti che si aggiunge alle boutade tipiche del chiacchiericcio che accompagna tutte le leggi di bilancio, compresa quella che il governo Meloni sta preparando con affanno.

Si tratterebbe di togliere le detrazioni fiscali alle famiglie che non hanno figli e mantenerle a quelle che li hanno a prescindere dai redditi. In più esentare queste ultime, dalle tasse o da una loro parte.

Quello del taglio delle detrazioni fiscali è un , classico in queste situazioni. Erano 625 nel 2024 per 105 miliardi di euro. Toccare le detrazioni (pardon, le «tax expenditures»), significa toccare la voce di spesa che compensa uno dei welfare più iniqui d’Europa. In più lo si vorrebbe fare nella maniera più iniqua possibile. Lo sarebbe per le famiglie con figli (c’è una differenza tra i milionari e il ceto medio in crisi) e per quelle che sarebbero penalizzate. Costo stimato: 5-6 miliardi.

Non male, per chi anche a questo giro sta dicendo che non ci sono risorse e dei bonus si dovrà fare a meno. E poi spende 10 miliardi per il taglio del cuneo fiscale, un altro bonus rinnovato annualmente. Va anche ricordato che il natalismo ideologico del governo si è dovuto fermare già nelle manovre precedenti davanti alle ristrettezze economiche di cui Giorgetti è il controllore.

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