Il vicesegretario generale dell’Onu per le operazioni di pace, il francese Jean-Pierre Lacroix, è atterrato in Mali questa domenica per una visita di 5 giorni, dopo che i rapporti con la giunta militare al potere si sono fortemente deteriorati nelle ultime settimane. Tensioni legate ai 49 soldati ivoriani arrestati due settimane fa a Bamako e alla successiva espulsione del portavoce della Minusma, Olivier Salgado, accusato dal governo maliano di aver postato su Twitter «informazioni inaccettabili».
I militari ivoriani eranostati arrestati il 10 luglio all’aeroporto di Bamako perché considerati «mercenari illegalmente entrati nel paese». Il governo ivoriano ne ha chiesto con forza «l’immediata liberazione» in quanto membri della Minusma, versione confermata da Salgado.

L’espulsione del diplomatico e la decisione di «sospendere tutte le rotazioni militari nel paese all’interno della Minusma» rischiano ora di fermare definitivamente la missione Onu in Mali, a meno di un mese dal suo rinnovo, nonostante le autorità di Bamako abbiano garantito la «loro disponibilità a continuare la cooperazione con tutti i partner internazionali».
Dopo aver spinto le forze francesi ad abbandonare il paese, le autorità maliane hanno moltiplicato gli ostacoli al lavoro della missione Onu, soprattutto riguardo alle ispezioni dei caschi blu relative a «violenze e uccisioni sommarie» – denunciate da Amnesty International e Human Rights Watch – compiute in questi mesi dalle Forze armate maliane (Fama) insieme ai mercenari russi della compagnia Wagner.

Ieri alcuni partiti delle opposizioni hanno richiesto le dimissioni del primo ministro Choguel Maiga a causa della sua «inefficacia nella lotta al jihadismo». Il riferimento è legato ai ripetuti attacchi di questi giorni – rivendicati dalla Katiba Macina, affiliata ad al-Qaeda – contro numerose postazioni dell’esercito e contro la base di Kati – quartier generale della giunta militare e residenza del presidente Assimi Goita – visto che era «dal 2012 che non venivano colpiti obiettivi nelle vicinanze di Bamako».
«Nonostante i proclami vittoriosi relativi al fatto di aver messo in sicurezza il paese – afferma Wassim Nasr, esperto di jihadismo nel Sahel – appare evidente l’inadeguatezza del governo nel contrastare gli attacchi, dopo il ritiro del contingente francese di Barkhane, la fuoriuscita del Mali dal G-5 Sahel e la Minusma che ormai ha i giorni contati».