«Il dibattito politico non deve trasformarsi in odio»: Virginia Raggi ha appena finito di dire queste parole quando i vertici massimi del Movimento 5 Stelle lanciano un attacco incrociato alla stampa, incamerando l’assoluzione della sindaca di Roma e scaricando verso il nemico esterno i veleni che in queste settimane hanno circolato all’interno del mondo grillino.

LA SEQUELA DI ACCUSE è portata avanti con troppa tenacia per essere casuale. Dopo la grande incertezza, e la disponibilità che era trapelata dalle alte sfere grilline a scaricare Raggi in caso di condanna, è il momento di partire lancia in resta e mettere le voci critiche all’angolo. Comincia Luigi Di Maio: «La vera piaga di questo paese è la stragrande maggioranza dei media corrotti intellettualmente e moralmente». È un grande classico della retorica del M5S, quello della corruzione e della sindrome da accerchiamento mediatico.

Solo che era da tempo che Di Maio non usava questi toni. Prosegue lasciandosi alle spalle le questioni romane – in fondo la vera posta in palio di questa sentenza è un altra – e spostando il fuoco direttamente su chi critica il governo. Rivelando il senso di frustrazione per come sta andando la competizione interna alla maggioranza coi salviniani: «La vera piaga di questo Paese è la stragrande maggioranza dei media corrotti intellettualmente e moralmente. Gli stessi che ci stanno facendo la guerra al governo provando a farlo cadere con un metodo preciso: esaltare la Lega e massacrare il M5S sempre e comunque», dice il vicepremier. Infine, l’annuncio che suona una minaccia: «Presto faremo una legge sugli editori puri». Di Maio definisce i giornalisti «infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il M5S a scaricare la Raggi», fingendo di non sapere che molti degli attacchi alla sindaca, e le indiscrezioni più pesanti, sono arrivate proprio da fonti interne ai 5 Stelle.

UNA DI QUELLE che non passava proprio per amica della sindaca, ad esempio, è Paola Taverna. Che adesso afferma: «Chi, fino a ieri, non ha fatto altro che insultare, screditare e cercare sporcizia anche laddove non c’è oggi si guardi allo specchio e tragga le proprie conclusioni». Mentre Roberta Lombardi, che aveva definito il braccio destro della sindaca, Renato Marra, come «il virus che ha infettato il movimento» e che non ha mai lesinato critiche alla compagna di partito, adesso twitta: «L’assoluzione della sindaca Raggi sia per l’amministrazione capitolina l’opportunità per voltare pagina e procedere con un rinnovato impulso per il bene di Roma e dei suoi abitanti».

IL FUOCO DI FILA contro la stampa è possente, si ingrossa nel giro di poco. Anche la ministra per il sud Barbara Lezzi si rivolge a Raggi ricordando «il fango, le volgarità, gli insulti e le menzogne che ti hanno scaricato addosso in questi due anni, soprattutto attraverso la maggior parte della stampa che si è prestata ad un gioco politico tanto violento quanto meschino». Dall’altra parte del mondo irrompe Alessandro Di Battista: «Non ve la prendete con i pubblici ministeri, hanno solo fatto il loro lavoro» afferma l’ex deputato in procinto di tornare in Italia, pare per capitanare i 5 Stelle nella campagna elettorale per le europee». Per Di Battista «i colpevoli sono coloro che l’hanno insultata, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà» «che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango con una violenza inaudita».

«L’HANNO COLPITA COME DONNA, ma le puttane sono loro», è la conclusione di Di Battista. Arriva anche un post del fondatore del M5S Beppe Grillo, che pure da un po’ di tempo segue tutto da una posizione più defilata. «Colpisci forte mentre riprendono fiato», dice a Raggi, riferendosi ai giornalisti e prendendo di mira anche lui il ruolo dell’informazione. «Quante volte sentiamo ripetere che ’Le sentenze non si commentano, si rispettano’. È una frase che odio, mi infastidisce come un’iguana sul cruscotto della macchina. Non le commentano perché non hanno mai abbastanza informazioni, conoscenze e sintonia con il mondo della giustizia. Un mondo alieno per molti è forse sin troppo in confidenza per altri».