Il «lago che combatte» arriva alla Sapienza
Roma Oggi un convegno sull'area dell'ex Snia. L’iniziativa serve anche a chiedere che l’università non favorisca la cementificazione
Roma Oggi un convegno sull'area dell'ex Snia. L’iniziativa serve anche a chiedere che l’università non favorisca la cementificazione
Il «lago che combatte» sbarca alla Sapienza. Per tutta la giornata di oggi all’università di Roma ricercatori ed esperti discuteranno del caso dello specchio di acqua naturale nato spontaneamente dentro gli scavi di una mega-speculazione edilizia. La natura ha riconquistato in forme inedite questo pezzo di città e in parallelo i comitati del Prenestino si sono presi cura del territorio e riempito di iniziative il parco dell’ex Snia, nello spazio che dai capannoni del centro sociale occupato ormai quasi trent’anni fa arriva fino al lago. Lo stabilimento industriale è uno spazio verde: «La fabbrica dell’ossigeno», come suggerisce il titolo del convegno.
Tutto ciò rappresenta esperimento sociale e politico di partecipazione dal basso e un caso di studio naturale e urbanistico. Ma c’è un motivo in più per cui la rete che si muove attorno al lago Bullicante ha deciso di traslocare tra i banchi della Sapienza. Sull’area grava ancora la minaccia della cementificazione. Porta il nome del proprietario dei terreni, il costruttore Pulcini, che prima ha strappato agli uffici tecnici del Comune, con una solerzia burocratica che a molti in Campidoglio è apparsa sospetta, le carte necessarie a manutenere i ruderi dell’antico stabilimento industriale. «Sul parco incombe un permesso a costruire per 280.000 metri cubi di cemento sull’area di 4 ettari ancora privata che comprende i ruderi della vecchia fabbrica, a pochi metri di distanza dalle sponde del lago», riassumono i promotori dell’iniziativa. Il gruppo di Pulcini, a quanto risulta, ha proposto una convenzione alla Sapienza: aule studio e studentati come grimaldello per aprire i cantieri e recuperare le cubature che insistono sul lago. Accade in un’area densa e ingolfata che, come sintetizza il rapporto sullo Stato della saluta della popolazione promosso da Asl Roma 1, Dipartimento di epidemiologia del Servizo sanitario regionale e Regione Lazio presenta «segnali di aumento per diverse condizioni di salute acute e croniche» e un’aspettativa di vita inferiore di un anno rispetto al resto della città.
L’operazione che grava sulla Snia e sul lago Bullicante appare ancora più sospetta per due altri due motivi. Il primo è legato al Pnrr, che stanzia fondi pubblici per costruire nuovi studentati. Il rischio è che oltre al danno della cementificazione a spese del parco naturale si realizzino strutture che rispondono più alle logiche del mercato immobiliare che a quelle del diritto allo studio. La seconda anomalia risiede nello sviluppo strategico che attende La Sapienza. Nei progetti della Regione Lazio, infatti, c’è lo spostamento della cittadella ospedaliera del Policlinico (a due passi dall’ateneo) verso Pietralata. Significa che la prima università della capitale avrebbe centinaia di migliaia di metri cubi a disposizione: che bisogno ha di colonizzare anche l’ex Snia? L’altro lato riguarda la giunta di Roberto Gualtieri. Di fronte alle richieste dei cittadini (esproprio, bonifica dei terreni e realizzazione del parco naturale) la maggioranza è divisa, lo stesso Pd è attraversato da conflitti interni. Alcuni esponenti del centrosinistra saranno presenti al convegno.
Ci sarà anche il professor Ingo Kowarik, docente all’Università tecnica di Berlino e considerato uno dei pionieri degli studi sull’ecologia urbana. Kowarik ha raccolto l’invito anche perché ha riconosciuto in questa vertenza le condizioni ideali per la nascita di una foresta nel mezzo della città. La sua ricerca suggerisce che «l’integrazione tra siti industriali storici sviluppo urbano garantisca molteplici benefici sociali, culturali ed ecologici» cui bisogna unire il «valore aggiunto fornito dalla combinazione tra il patrimonio industriale e biodiversità locale». E che tutto ciò abbia bisogno di avvenire «vicino alle persone e favorire dello sviluppo delle città come habitat condiviso per l’uomo e la natura». «Se ci fosse un bosco gli abitanti di una delle zone di Roma più densamente popolate sarebbero risarciti di una parte del verde a cui hanno diritto in base agli standard di legge – gli fanno eco i cittadini – E vedrebbero crescere e migliorare la loro aspettativa di vita». ,
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