Jean-Claude Juncker, il “killer brutale” secondo Trump, ha cercato ieri di riportare il presidente Usa alla ragione, per evitare che la guerra commerciale, già dichiarata, trascini l’economia mondiale nel baratro e aumenti i rischi di un conflitto armato.

Donald Trump ha accolto ieri alla Casa Bianca il presidente della Commissione, che considera il rappresentante di gente che “hanno l’aria gentile, ma sono dei duri”. Gli europei, “è incredibile quello che ci fanno”, ha aggiunto Trump, cioè i 151 miliardi di avanzo europeo nella bilancia commerciale con gli Usa.

Juncker cerca una triangolazione strategica: il 16 luglio è stato in Cina, cercando un terreno di intesa per la difesa del multilateralismo e ieri con Trump proponendo una riforma della Wto ha cercato di ricostruire il fronte occidentale, che ha molte richieste da fare alla Cina, a cominciare dal casus belli dell’acciaio e dell’alluminio, che ha fatto scatenare la guerra dei dazi (c’è una sovrapproduzione cinese,

Trump ha colpito la Ue alzando le tariffe e Bruxelles ha risposto colpendo per il momento qualche decina di miliardi di import dagli Stati uniti, a cui potrebbero aggiungersi altri 20 miliardi). Pascal Lamy, ex direttore generale della Wto, considera che Trump abbia un’idea medievale degli scambi internazionali, prende in considerazione solo le merci e non considera i servizi.

Trump si irrita perché vede troppe Mercedes a New York e nessuna Chevrolet a Berlino. Ma ha già dovuto fare i conti con una prima conseguenza dei dazi: gli Usa hanno stanziato 12 miliardi di dollari di aiuti per gli agricoltori, colpiti dai dazi imposti come rappresaglia all’aumento delle tariffe dell’import negli Stati uniti, come compensazione delle perdite (13 miliardi secondo gli agricoltori, 11 secondo l’amministrazione).

Adesso nel mirino di Trump ci sono le automobili: i dazi potrebbero salire al 25%, invocando la “sicurezza nazionale”. La Germania, il paese più colpito, ha proposto un abbassamento generalizzato dei dazi sulle auto. “Non sono eccessivamente ottimista” ha detto Juncker  appena arrivato a Washington.

Non sono tanto le automobili a preoccupare la Ue, visto che l’export pesa poso cui conti globali. La guerra ha altri risvolti. Gli Usa hanno abbassato le tasse sui profitti dal 39% al 21% (mentre la media Ue è intorno al 25%), attraggono quindi capitali. Ci sono le multe reciproche, molto più alte negli Usa per le società europee che i 5 miliardi inflitti a Google dalla Ue. Molte multe a società e banche europee hanno a che fare con l’Iran: è su questo fronte geopolitico che la tensione è più forte e apre scenari di guerra. Molte società europee stanno ritirandosi dall’Iran e rinunciando a progetti di investimento. Trump ha aperto anche il fronte monetario. Accusa gli europei e “altri” di manipolare le loro monete svalutandole rispetto al dollaro e se la prende con la Federal Reserve che ha alzato i tassi di interesse (ma il Fondo monetario non ha riscontrato nessuna “manipolazione”).