La Camera ieri ha approvato il testo unificato delle proposte di legge che punta a dichiarare monumento nazionale i teatri italiani. La pdl passa ora al Senato. Il provvedimento è stato sostanzialmente riscritto da due emendamenti presentati dalla commissione Cultura presieduta da Federico Mollicone (Fratelli d’Italia): dalle 46 sale previste nella prima stesura si è passati all’esorbitante numero di 408.

In base al testo, possono essere dichiarati monumento nazionale «i teatri la cui edificazione risalga ad almeno 100 anni» o quelli «la cui programmazione sia rivolta ad attività di spettacolo dal vivo con il concorso finanziario pubblico» e quei teatri «il cui edificio sia stato riconosciuto di interesse culturale». Dall’attuazione della legge «non dovranno derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, pure lui di Fdi, moltiplica i musei autonomi e adesso il suo partito moltiplica pure i monumenti. Tutte filiere in cui i Fratelli mirano a radicarsi.

Contemporaneamente però, in base all’affondo del Pd, il governo disarticola il sistema di finanziamento del cinema: «Dopo mesi di rinvii sulla definizione dei criteri del tax credit cinema e audiovisivo, arriva da Giorgetti e Sangiuliano un doppio colpo mortale – l’accusa della dem Irene Manzi -. Il Mic limiterà gli automatismi nel finanziamento, aumenterà i contributi selettivi e introdurrà norme a tutela dell’italianità delle produzioni. Il Mef poi ha anticipato di voler limitare al massimo i crediti di imposta per sostituirli con contributi a singoli progetti di investimento. Con questi interventi ogni progetto sarà al vaglio di commissioni ministeriali nominate dalla politica che andranno a valutare addirittura i soggetti e le scelte artistiche». E infine: «Il ministro Sangiuliano, in un suo recente comizietto, ha fatto capire come il settore sia considerato ostile dal governo e debba quindi essere penalizzato».