Per le bollette luce e gas finisce il regime di maggior tutela: nessuna proroga dal Consiglio dei ministri di ieri. Dunque per il gas la data prevista è il 31 dicembre 2023, per la luce il 10 gennaio 2024 per la luce. In pratica, circa 9,5 milioni di famiglie e partite iva dovranno sottoscrivere – entro la metà dell’anno prossimo – un nuovo contratto sia per la fornitura di metano sia per l’elettricità. E i rpezzi no saranno più stabiliti da un’Autorità (oggi l’Arera) ma dalle singole compagnie.

Il governo aveva ipotizzato un ulteriore rinvio, auspicato dalle associazioni dei consumatori, ma non gradito a Bruxelles: ma nel decreto energia approvato ieri il rinvio non è arrivato, nonostante fosse stato auspicato da esponenti di maggioranza come Fabio Rampelli e il leghista Bagnai. Le opposizioni sono nettamente contrarie. «È davvero sconcertante l’atteggiamento di questo governo che, su un tema come il mercato tutelato, fa orecchie da mercante e gioca a scarica barile», tuona Annalisa Corrado, responsabile Ambiente nella segreteria Pd. E annuncia una conferenza stampa oggi al Nazareno con la segretaria Elly Schlein, Pierluigi Bersani e il responsabile economico Antonio Misiani. «Bersani è il padre di quelle liberalizzazioni progressive e negli strumenti da lui messi in campo c’erano tutele per i consumatori domestici, considerati una categoria da proteggere, poi progressivamente stralciate e stravolte», spiega Corrado. «Ora lui è tra i primi a dire che il mercato tutelato va prorogato per non gettare i cittadini nel mercato libero in un momento congiunturale drammatico». I deputati M5S in commissione Attività Produttive della Camera bollano la mancata proroga come «furia cieca verso le famiglie» e Luana Zanella, capogruppo dei rossoverdi a Montecitorio, avverte: «Famiglie e imprese si preparino al salasso voluto da una destra pericolosa e irresponsabile».

Il ministero dell’ambiente ha fatto sapere che istituirà un tavolo per studiare modalità di passaggio “morbide” e non traumatiche per le famiglie: per tre anni dovrebbe essere in vigore un «Servizio a tutele graduali» con una attenzione a over 75 a basso reddito, disabili o malati gravi. Ma non convince le opposizioni, che accusano il ministro di aver fatto una «giravolta» e di usare in modo strumentale l’impegno preso da Draghi mentre negoziava il Pnrr con Bruxelles, che prevedeva lo stop al mercato tutelato entro il 2026. «Bloccano la proroga usando il Pnrr come foglia di fico», l’accusa del Pd.

Il decreto varato ieri vale 27,4 miliardi: c’è il sostegno all’eolico offshore nel Mezzogiorno, con l’individuazione di due porti del Sud per sviluppare investimenti nel settore, funzionali a ospitare piattaforme galleggianti, da individuare dopo le manifestazioni di interesse. Il decreto istituisce un fondo da 350 milioni all’anno fino al 2032 per le Regioni, per misure di compensazione e riequilibrio ambientale a fronte dell’installazione di impianti fotovoltaici in aree idonee. Le imprese energivore, come chimica e vetro, saranno incentivate a farsi le centrali elettriche a energia pulita: per i primi 3 anni, il Gse (la società pubblica per la promozione delle fonti green) anticiperà loro la corrente allo stesso prezzo che avrebbero dalle rinnovabili.

Un’altra novità di peso è la possibilità concessa a Regioni e Comuni di presentare autocandidature per ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. La legge fino ad oggi prevedeva che la struttura potesse essere realizzata solo nei Comuni ritenuti idonei dalla Sogin, la società pubblica per lo smantellamento delle centrali atomiche. Negli ultimi anni però sono arrivate diverse autocandidature da parte di Comuni non compresi nella Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi). E la Lega ha presentato un disegno di legge per dare anche a loro la possibilità di ospitare il deposito (che porta sostanziosi contributi pubblici e migliaia di posti di lavoro). Il decreto ha accolto questa proposta «per promuovere la possibilità di una più celere individuazione dell’area di stoccaggio», spiega il ministero dell’Ambiente.

Controverse anche le misure nel settore del gas: il governo prevede che vengano rilasciate nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi, a fronte dell’impegno di cedere quantitativi di gas al Gse, che lo fornirà prioritariamente alle imprese gasivore. Vengono inoltre considerate di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, le opere per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquido on-shore: una norma che riguarda i futuri impianti di Porto Empedocle e Gioia Tauro. Nel decreto vengono anche semplificate le procedure per le autorizzazioni allo stoccaggio di anidride carbonica nei giacimenti di idrocarburi esausti.