Prima questione: i fondi. «Servono 120/140 milioni in più, ai quali aggiungerne altri 90 per gli sfollati». Seconda questione: come ricostruire il ponte sul Polcevera senza Autostrade, dal momento che quel che resta in piedi è ancora in concessione ai Benetton: «Per metterci le mani serve un esproprio, o la revoca della convenzione». E ancora: se Autostrade non ricostruisce, non paga «e allora i fondi agli sfollati deve anticiparli, con fondi pubblici, il commissario». Stesso discorso per i lavori di ricostruzione: «Se qualcuno si fa avanti per pagare al posto di Autostrade, deve ricavarne un vantaggio e non basta un interesse di tre punti superiore a quello Bce, con questo spread deve essere tre punti sopra lo spread».

Non ci sono solo le contestazioni in piazza; nel primo giorno di lavoro del parlamento sul decreto Genova, dalla primissima audizione del sindaco-commissario Bucci, è già chiaro che il decreto «scritto con il cuore» deve essere subito riscritto.
Bucci informa i deputati delle commissioni ambiente e trasporti di aver già avuto garanzie dal governo. Altrimenti non avrebbe accettato l’incarico: arriveranno altri fondi e saranno ancora soldi pubblici, le procedure saranno corrette. Ci sarà anche quell’apertura alle altre società che gestiscono le tratte autostradali che nell’attuale versione del decreto (quella che ha impiegato quindici giorni a essere effettivamente scritta, dopo essere stata annunciata) sono escluse assieme ad Autostrade. «A voce il governo questo lo ha già accettato», chiarisce Bucci. Il che significa che può tornare in corsa il gruppo Gavio, secondo concessionario privato in Italia, che con la società Itinera sta costruendo in Danimarca un ponte di dimensioni maggiori del Morandi.

Un punto per il Gavio lo segna anche il segretario generale dell’autorità Antitust, Filippo Arena, che spiega come per assegnare i lavori bisognerà comunque fare una specie di gara, ma che è possibile escludere Autostrade perché ha già avuto il vantaggio della concessione assegnata a trattativa privata, senza una procedura competitiva. Ragione per cui, ha aggiunto, non si possono escludere le altre concessionarie.
Autostrade però non si rassegna all’esclusione dai lavori, come pure stabilisce il decreto «nel testo così com’è scritto oggi», chiarisce l’amministratore delegato Castellucci, anche lui ascoltato dai deputati delle commissioni ambiente e trasporti. «Pensiamo di avere il diritto e il dovere di ricostruire», ripete ancora una volta il manager del gruppo dei Benetton. E non esclude l’intenzione di provarci ancora, per le vie giudiziarie, anche se il parlamento decidesse di confermare – com’è assai probabile – l’esclusione di Autostrade. A chi vuole sapere se il gruppo intende proporre ricorso contro l’assegnazione dei lavori ad altri, Castellucci risponde e non risponde: «Certo non vogliamo creare altri problemi a Genova, vedremo, queste decisioni le prende il cda tenendo conto degli azionisti».

Sui tempi di ricostruzione del ponte, Autostrade sferra l’ultimo attacco. Il progetto di Renzo Piano – proposto un mese fa proprio da Bucci e Toti – avrebbe potuto realizzarlo in «15-16 mesi», comunque meno del tempo messo in cantiere dal governo. Quello originario del gruppo Benetton, addirittura, «in nove mesi, con meno piloni e un impatto minore sul territorio». Autostrade, avesse potuto, avrebbe affidato la costruzione alla Cimolai di Pordenone. Che, probabilmente, sarà comunque coinvolta