Ci sono persone che in vita ricevono stima e apprezzamenti per il loro lavoro ed impegno. Così è stato per Osama Hamdan. Sarà ancora più apprezzato in futuro l’architetto, archeologo ed esperto di mosaici morto ieri a Gerusalemme all’età di 64 anni. Emergeranno ancora più evidenti la professionalità e la preparazione, abbinate a una passione profonda, che hanno segnato ogni giorno dei 40 anni di lavoro di Osama Hamdan per il recupero e la conservazione del patrimonio storico e culturale palestinese. A Gerusalemme e in Cisgiordania la notizia della sua scomparsa è stata ricevuta con sbigottimento e dolore. La sua perdita è immensa ed è avvenuta peraltro in questi giorni e mesi in cui i siti archeologici e storici di Gaza sono minacciati dall’offensiva militare israeliana.

HAMDAN mancherà a tanti anche in Italia, il suo secondo paese in cui aveva vissuto per anni, durante gli studi universitari, e con cui manteneva contatti continui. «Dove mai avrei potuto studiare architettura se non in Italia, lì prepari gli esami passeggiando per strade che trasudano storia, ammirando e toccando pietre, case e palazzi che ti insegnano culture talvolta millenarie», ci disse una volta ricordando i suoi studi al Politecnico di Torino in cui nel 1987 aveva conseguito la laurea in architettura e qualche anno dopo la specializzazione in «Analisi e Valorizzazione del patrimonio architettonico e ambientale». A Gerusalemme, dopo gli studi, Hamdan ritornò con una moglie, Clara, compagna di vita e di progetti fino all’ultimo giorno, e con il proposito di mettere le sue conoscenze a disposizione della rivalutazione e protezione dell’enorme patrimonio storico palestinese. «Faccio un lavoro bellissimo – diceva – scopro ogni giorno cose meravigliose frutto dell’intreccio di culture e allo stesso tempo, occupandomi di cultura e storia in questa terra, contribuisco al futuro del mio popolo». Un patrimonio importante che Israele, potenza occupante in Cisgiordania, afferma di proteggere ma che spesso finisce nei suoi musei, se non addirittura sotto il controllo dei suoi coloni. «All’interno di alcuni insediamenti coloniali si trovano siti archeologici che appartengono ai palestinesi e che i palestinesi però non possono visitare» ci spiegava tempo fa. Aggiungeva che la suddivisione in tre diverse aree della Cisgiordania, avvenuta dopo la firma degli Accordi di Oslo, aveva reso più difficile per i palestinesi avere accesso a diverse aree archeologiche e storiche.

Lavoratori palestinesi al palazzo Hisham, a Gerico foto di Nasser Nasser/Ap
Lavoratori palestinesi al palazzo Hisham, a Gerico foto di Nasser Nasser/Ap

DECISIVO per la sua crescita fu la collaborazione con l’archeologo francescano Michele Piccirillo, uno dei più grandi studiosi di mosaici in Medio oriente, scomparso prematuramente. Un connubio che convinse Hamdan a dare vita a Gerico al Mosaic Center, una scuola per giovani palestinesi interessati al restauro e al recupero di antichi mosaici e anche un riferimento per la comunità locale. Il rendere fruibile i siti storici alla popolazione, ha animato molti altri progetti realizzati dall’archeologo palestinese, in particolare a Sebastia e Betania. Al suo fianco ha spesso avuto la storica dell’arte Carla Benelli. «Osama era una risorsa speciale per la Palestina» ci dice «l’ho conosciuto nel 1997 quando si ragionava su come dare valore un patrimonio abbandonato al suo destino dall’occupazione. Ricordo che restaurammo insieme a padre Piccirillo i mosaici stupendi del Palazzo di Hisham a Gerico. Grazie a una idea di Osama coinvolgemmo un primo gruppo di giovani che desideravano diventare mosaicisti. Oggi 25 ragazzi e ragazze studiano al Mosaic Center. Per i palestinesi è fondamentale diventare protagonisti della conservazione della loro storia e cultura, i cardini dell’identità nazionale. E tanti giovani sono pronti a continuare il cammino di Osama Hamdan».

PROFONDAMENTE laico, politicamente di sinistra, Hamdan è stato curiosamente conosciuto negli ambienti cattolici di Gerusalemme come «il restauratore musulmano delle chiese cristiane». Lui sorrideva e spiegava che la cultura e la storia nel territorio della Palestina storica «sono di tutti, devono essere di tutti e non la proprietà esclusiva di una sola parte». Autore di libri e pubblicazioni accademiche, Osama Hamdan ha collaborato con università di tutto il mondo, soprattutto quelle italiane. Oltre al lavoro ha amato tanto anche la vita, la sua famiglia, lo stare insieme, il cibo, il buon vino, raccontava con passione i suoi progetti vecchi e futuri. Il suo buon umore rimarrà per sempre nei ricordi di chi l’ha conosciuto. «Osama Hamdan era uno di quegli esseri umani che quando li incontri non te li scordi più», ci diceva ieri la project manager culturale Francesca Merz «è stato lui ad accompagnarmi, insieme a Carla Benelli, a visitare i luoghi più belli e sconosciuti della Palestina. Quando parlava della storia di quei luoghi, gli brillavano gli occhi. Voglio pensare che quel suo amore per la sua terra, quel senso di giustizia, quella preparazione metodica su ogni pietra rinvenuta, l’abbia passata ad ognuno delle persone con cui è entrato in contatto nella sua piena vita». La preparazione e le attività di Osama Hamdan hanno ispirato non pochi articoli del manifesto e la nostra redazione lo ricorda con stima ed affetto.