La legge sull’immigrazione è stata ampiamente censurata dal Consiglio Costituzionale, che ha giudicato 32 articoli sugli 86 del testo contrari alla Costituzione.

Un mese dopo l’approvazione in Parlamento, i nove “saggi” hanno giudicato che il 40% del testo di legge contiene dei «cavalieri legislativi», cioè degli articoli «fuori tema» che non hanno strettamente a che fare con l’obiettivo della nuova normativa: sono censurati i limiti all’accesso alla protezione sociale imposto agli immigrati, la cauzione chiesta agli studenti stranieri, gli ostacoli al ricongiungimento famigliare, le restrizioni allo jus soli automatico. I “saggi” hanno inoltre giudicato anticostituzionale il voto annuale al Parlamento su una “quota” di migranti (perché l’ordine del giorno del Parlamento non può essere determinato da una legge, quindi senza entrare nel merito dell’articolo di legge) e l’articolo 38 che avrebbe permesso alle forze dell’ordine di rilevare le impronte digitali dei migranti, considerato lesivo delle libertà individuali.

Quest’ultima norma era stata voluta dal governo, ma il resto degli articoli censurati riguardano tutte le aggiunte fatte dalla destra Lr al Senato, nel quadro di un accordo con il governo per far passare la legge. Difatti, il testo di legge passato in Parlamento era quello della destra. Non c’era stato dibattito, anche perché la sinistra aveva preferito un’opposizione frontale. Emmanuel Macron si era così rivolto al Consiglio Costituzionale, così come la presidente dell’Assemblea, Yaël Braun-Pivot e i parlamentari di sinistra.

«Il Consiglio Costituzionale convalida l’integralità del testo del governo», si è rallegrato il ministro degli Interni, Gérald Darmanin: restano infatti gli articoli che favoriscono l’integrazione attraverso il lavoro. La destra è furiosa e il presidente di Lr, Eric Ciotti, chiede una riforma costituzionale «più che mai indispensabile». Lr accusa Macron di «ambiguità», per aver giocato su due fronti, dopo aver spinto la legge si è poi rivolto al Consiglio costituzionale nella speranza di una censura delle modifiche portate dalla destra.

Il Rassemblemet national aveva parlato di «vittoria ideologica» per la «preferenza nazionale» e adesso Jordan Bardella denuncia una «forzatura dei giudici con il sostegno del presidente» e chiede un referendum sull’immigrazione. Destra e estrema destra mettono sotto accusa una supposta «repubblica dei giudici», che «ha preso una decisione politica, non giuridica», afferma Ciotti: tra i 9 “saggi” del Consiglio Costituzionale ci sono due ex primi ministri (il presidente Laurent Fabius, Ps, e Alain Juppé, gollista), due ex ministri e 5 giuristi eminenti (5 su 9 di destra).

La sinistra non grida vittoria, ma tira un sospiro di sollievo. «Soddisfazione» per il segretario del Ps, Olivier Faure, che punta il dito sulla «macchia indelebile» del governo per «l’allineamento sulle posizioni dell’estrema destra». Per Manuel Bompard della France Insoumise adesso «la legge deve essere ritirata» perché «non ha nessuna legittimità». Il senatore del Pcf, Ian Brossard, parla di una «sberla monumentale» per il governo. Per Amnesty International la decisione del Consiglio Costituzionale è una «vittoria». Sollievo soprattutto tra gli studenti stranieri.
Il governo Attal, dietro la reazione ufficiale di soddisfazione, valuta ora le difficoltà che si aprono per costruire un’intesa con Lr, unica possibilità per governare in mancanza di una maggioranza assoluta.

Nel 2023, ci sono stati in Francia 323.260 permessi di soggiorno (+1,4% sul 2022), 34mila regolarizzazioni di sans papier e sono state presentate 45.522 domande d’asilo (+6%). I ricongiungimenti famigliari sono diminuiti del 55% e Darmanin è soddisfatto di aver «favorito l’immigrazione economica».