Chi ha paura della biblioteca degli anarchici? Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera in quota FdI, vede del marcio a Imola, dove ha sede l’Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana: «Arriva fino ai giorni nostri, con tutta la campagna a favore di Cospito, contro il 41 bis e contro lo Stato. Chiederò una verifica sui contenuti al ministro Piantedosi per valutare se ci sono testi inneggianti all’omicidio o al terrorismo», ha detto qualche giorno fa in tv.

Il gioco è ad accomunare la Federazione Anarchica Italiana (organizzazione ormai storica e nata nel 1945) alla Federazione Anarchica Informale, quella di cui Alfredo Cospito è accusato di far parte: l’equazione diventa così anarchico uguale terrorista, con tutto quello che ne consegue. Ovviamente un archivio storico ha il preciso compito di conservare più carte possibile a scopo di studio, cosa ben diversa dalla propaganda e dal dibattito politico. Spiegarlo può apparire superfluo, ma evidentemente siamo in un periodo in cui è necessario ribadire anche l’ovvio.

Che un esponente di Fratelli d’Italia sia spaventato da una biblioteca dovrebbe sorprendere solo fino a un certo punto, così come è chiaro che l’attacco all’Asfai sia solo l’ennesimo tassello della narrazione complottista in base alla quale il Pd starebbe offrendo copertura politica a una banda di criminali che vuole portare l’attacco dritto al cuore dello Stato. Già, perché l’archivio di Imola, dal 2010, è «bene di interesse storico» per la Sovrintendenza della Regione Emilia Romagna, da sempre governata dal centrosinistra.

Fa niente se parliamo di un archivio bibliotecario tra i più importanti d’Europa, con circa 8mila tra volumi e opuscoli, riviste italiane e straniere, raccolte complete delle principali testate libertarie del secondo dopoguerra, manifesti, bandiere storiche, film, documentari, registrazioni audio, materiale autografo di vario genere che coinvolge personaggi del calibro di Pietro Nenni, Sandro Pertini, Piero Calamandrei, Adriano Olivetti, Ignazio Silone, Amelia Rosselli, Enzo Tortora.

La Federazione Anarchica Italiana negli ultimi giorni ha valutato l’ipotesi di rispondere a Mollicone, ma poi ha (comprensibilmente) deciso di lasciar perdere per evitare di immischiarsi nel dibattito delle ultime settimane, infiammato dal caso Cospito e capace di partorire perle di rara assurdità come l’inesistente saldatura tra anarchici e mafiosi sotto l’egida di un gruppo di parlamentari del Pd capeggiati da Andrea Orlando (è la tesi gridata la settimana scorsa alla Camera dall’onorevole Donzelli).

Dall’area anarchica, comunque, in difesa dell’Asfai è arrivato un comunicato del Centro Studi Giuseppe Pinelli, che bolla la polemica come una «marea di livorose imbecillità» e aggiunge che «si confonde il lavoro culturale degli archivi con la propaganda politica. Se gli archivi non potessero preservare tutti i documenti esistenti in merito a un movimento politico, o riferiti a un certo periodo storico, che tipo di storia si finirebbe a fare? Forse lo sappiamo: come emerso da alcune parti del discorso inaugurale del nuovo governo, appare evidente la passione per cancellare o riscrivere le pagine di storia italiana non gradite».

Mollicone però non si dà per vinto e, anzi, si dice stupito dallo scalpore destato dalla «semplice» richiesta di inviare gli ispettori all’Asfai. Lo stesso scalpore che aveva destato l’uscita che gli regalò un altro quarto d’ora di celebrità, quando vide Peppa Pig e chiese l’intervento della Rai perché un personaggio ha due mamme.