Attraverso eventi e retrospettive organizzate lungo tutto l’arcipelago, questo 2024 si preannuncia un anno ricco di celebrazioni dedicate alla figura di Hideko Takamine, una delle attrici più popolari e amate della storia del cinema giapponese. In occasione del centenario della sua nascita, il 27 marzo 1924, sono state infatti rivelate le proiezioni speciali, i restauri di alcuni lungometraggi in cui è apparsa, ma anche mostre dedicate alla sua vita dopo il ritiro dalle scene o che raccolgono e presentano gli oggetti di cui si è circondata.

Scomparsa nel dicembre del 2010, l’attrice giapponese ha allietato le vite degli spettatori fin da giovanissima età, il suo debutto avviene nel film muto Haha (Madre) a soli cinque anni. Straordinariamente versatile, Takamine passa rapidamente dall’interpretare ruoli di bambina nel già citato film, ma anche ne Il coro di Tokyo di Yasujiro Ozu del 1931, a ragazze più disinvolte come in Awa no odoriko o Hanako-san di Masahiro Makino, fino a ruoli più drammatici come ad esempio in Tsuzurikata kyoshitsu di Yamamoto Kajiro; tutto questo prima di compiere i quindici anni. Dagli anni trenta in poi, appare in altri film, fino a ottenere il ruolo di protagonista in Hideko the Bus Conductress del 1941, il suo primo lavoro con Mikio Naruse. Con il regista fu legata da un sodalizio artistico fra i più importanti del dopoguerra, diventando celebre anche al di fuori dell’arcipelago con pietre miliari del cinema del Sol Levante quali Floating Clouds e Flowing nel biennio 1955-56, e When a Woman Ascends the Stairs, Daughters, e Yearning, lavori realizzati nella prima metà degli anni sessanta. Del 1954 è la sua collaborazione con Keisuke Kinoshita con cui realizza Ventiquattro occhi, racconto della vita di una maestra di scuola durante il periodo bellico nell’isola di Shodoshima, con lo stesso regista collabora anche per opere più leggere e vivaci come Carmen Comes Home di tre anni precedente, il primo lungometraggio a colori giapponese.

Takamine è stata non solo un’attrice talentuosa che ha fatto commuovere e divertire generazioni, ma una vera e propria star che con la sua presenza magnetica ha continuato a rimanere sulle scene anche dopo il ritiro dal cinema e dalla televisione nel 1979. Non più calcando i palcoscenici o i set cinematografici, ma dedicandosi con successo alla carriera di scrittrice e saggista.

Questa sfaccettata personalità, quasi il contrario di un’altra grande presenza del cinema giapponese classico come Setsuko Hara, si riflette nella varietà degli eventi dedicati a Takamine per il centenario della sua nascita. Non solo quindi proiezioni e mini retrospettive dei film in cui recitò, ma anche, per esempio, una mostra dedicata ai kimono che amò e usò durante tutta la sua vita, una mostra fotografica allestita al museo della fotografia a Tokyo, o ancora un’altra dove sono esposti alcuni degli oggetti e dei libri da lei amati, soprattutto nei suoi ultimi anni.

Naturalmente le proiezioni dei film più famosi sono già cominciate da qualche mese, una delle più grandi è in corso al cinema Laputa Asagaya, iniziata il cinque marzo si concluderà il ventisette aprile presentando 10 lungometraggi. Ma quella più voluminosa si terrà al National Film Archive of Japan, dove saranno proiettati venti lungometraggi fra cui alcuni in nuove copie realizzate per l’occasione, come Ahen senso (La guerra dell’oppio) del 1943, o i già citati Haha (Madre) e When a Woman Ascends the Stairs, uno dei film in cui il suo talento di attrice si rivela in maniera più abbagliante.

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