Il benaltrismo inquina come le auto
E mentre a Davos Trump dice che non si devono ascoltare gli «ambientalisti, profeti di sventura», in Italia registriamo un inizio anno drammatico sul fronte smog: dalle città del nord […]
E mentre a Davos Trump dice che non si devono ascoltare gli «ambientalisti, profeti di sventura», in Italia registriamo un inizio anno drammatico sul fronte smog: dalle città del nord […]
E mentre a Davos Trump dice che non si devono ascoltare gli «ambientalisti, profeti di sventura», in Italia registriamo un inizio anno drammatico sul fronte smog: dalle città del nord fino alla capitale, a seguito del superamento dei livelli di inquinamento, il tema torna al centro dell’attenzione e con esso le polemiche sui blocchi del traffico. Ed è subito partita la rincorsa al «benaltrismo», noto espediente retorico che consiste nell’eludere un tema o un problema posto, adducendo l’esistenza di «ben altre» problematiche: il superamento dei limiti non sarebbe causato dalle auto diesel, ma dal riscaldamento delle case o dalle auto a benzina più vecchie o dal consumo di legna nei camini.
Conclusione: il problema non sarebbero i veicoli diesel e i blocchi del traffico non servirebbero.
In realtà che i diesel, anche gli euro 6, inquinino lo hanno dimostrato i test effettuati a livello europeo da Transport&Environment (www.transportenvironment.org). Non solo: questi stessi studi attestano che i livelli di emissioni delle polveri ultrafini, più dannose per la salute anche se attualmente non regolamentate, sono aumentati in modo esponenziale nei nuovi veicoli.
Questo non esclude la necessità di intervenire anche sulle emissioni legate al riscaldamento, ma una scelta non esclude l’altra. Nessuno può ritenere che i blocchi del traffico rappresentino la soluzione ottimale, ma non per questo non devono essere fatti. Innanzitutto contribuiscono comunque alla necessaria riduzione generale di inquinanti nell’atmosfera, ma poi hanno il merito di indicare ai cittadini che abbiamo raggiunto e superato i livelli di guardia, ricordandoci quanto sia stretto il legame tra patologie e inquinamento. Si dimentica poi che il blocco del traffico da parte dei Sindaci in caso di superamento dei limiti delle polveri sottili è un atto dovuto poiché i parametri sono fissati per legge per tutelare la salute dei cittadini e l’Italia svetta in Europa per le morti premature riconducibili all’inquinamento atmosferico (circa 91.000 l’anno).
Molti Paesi stanno già proponendo misure contro la vendita di veicoli diesel e anche l’Italia su questo dovrebbe prevedere scadenze precise. E mentre in Olanda, per diminuire le emissioni, si riduce la velocità sulle autostrade a 100km/h durante il giorno, da noi questo tema semplicemente non si affronta.
Oggi nel nostro Paese si stimano oltre 62 auto ogni 100 abitanti, contro le 56 della Germania, le 50 della Spagna, le 48 della Francia e del Regno Unito. Sono troppe e le nostre città (non solo quelle storiche) non sono state né pensate, né costruite per un traffico veicolare di questa portata. Non è solo una questione di inquinamento, ma di spazio e di vivibilità.
Vi è bisogno di una strategia basata su molteplici misure, finalizzata a rivedere la mobilità urbana nella sua interezza, puntando ad un modello di città a misura di persone e non di autoveicoli, favorendo e diversificando l’offerta di trasporto pubblico pulito, creando le giuste sinergie anche nel trasporto privato, facilitando lo spostamento a piedi e in bicicletta sia in centro che in periferia e lavorando ad una elettrificazione del trasporto quale fase di passaggio, considerato che l’auto elettrica non risolverà certo tutti i problemi.
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