Durante la giornata di ieri ha avuto luogo lo scambio di prigionieri di guerra più consistente dall’inizio del conflitto. 144 soldati di Kiev sono tornati in patria e altrettanti russi sono partiti verso la frontiera. A comunicarlo è stato il Comando centrale dell’intelligence del ministero della difesa ucraina, che ha rivelato anche alcuni dettagli rispetto all’identità dei militari. Sappiamo, infatti, che ben 95 del gruppo facevano parte dei cosiddetti «difensori dell’Azovstal» di Mariupol e, di questi, 43 sono militari del reggimento Azov. La maggior parte degli ucraini rilasciati ha ferite gravi: ferite da arma da fuoco e da schegge, ferite da esplosivo, ustioni, fratture, arti amputati. Per la parte russa ha preso la parola Denis Pushilin, il leader della Dnr, che ha dichiarato »oggi tornano a casa 144 soldati della Repubblica Popolare di Donetsk e della Federazione Russa che sono stati catturati dal nemico».

È molto importante sottolineare che la notizia del rilascio dei combattenti dell’Azovstal è in totale controtendenza rispetto alle dichiarazioni da parte russa e separatista delle ultime settimane, anche perché rappresentano l’emblema di quei «nazisti ucraini» indicati come causa scatenante dell’«operazione speciale» dal Cremlino e dalle forze dei separatisti. Inoltre, segnaliamo un passaggio del discorso di Pushilin: «Il nemico si è rivelato avere personale militare di grande valore», il che contribuisce a creare dissonanze sostanziali tra le parole e le azioni dei russi, almeno in questo contesto.

Intanto in gran parte dell’Ucraina continuano i bombardamenti russi. Nella regione di Kharkiv ieri si sono registrati due nuovi morti e sei feriti tra il villaggio di Tsyrkuny, tra quelli liberati durante la controffensiva di maggio, e la periferia sud-orientale del capoluogo. Anche a Sumy a Mykolayiv e a Dnipro si contano nuove vittime e decine di feriti, molti causati da attacchi a edifici residenziali